Appalti interni pilotati alla Serenissima Ristorazione: arrestati tre dipendenti e un agente d’affari

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Il nuovo stabilimento del gruppo Serenissima Ristorazione a Boara Pisani (Padova). La sede legale è a Vicenza

Si è conclusa questa mattina, con l’arresto di quattro persone ritenute responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di diversi di episodi di corruzione fra privati, un’articolata attività di indagine condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Vicenza, coordinati dal procuratore della Repubblica di Vicenza, Orietta Canova e dal sostituto procuratore Jacopo Augusto Corno.

L’indagine era iniziata nel novembre scorso, dopo l’esposto presentato da Mario Putin,  presidente della società Serenissima Ristorazione (che ha sede a Vicenza in viale della Scienza), leader nazionale nei servizi di ristorazione collettiva e che nel vicentino e in Veneto gestisce numerose mense e servizi, in particolare negli ospedali ma anche presso molte aziende private. Putin ai carabinieri aveva spiegato i suoi concreti dubbi circa la condotta lavorativa di alcuni suoi collaboratori.

Le indagini stamattina hanno portato all’arresto – fra il veneziano, la Sicilia e la Toscana, di tre dipendenti del settore tecnico (il responsabile, un addetto e il coordinatore per il sud Italia) e un agente d’affari. I provvedimenti restrittivi, emessi dal Gip di Vicenza Roberto Venditti, sono stati eseguiti all’alba nelle province di Padova, Palermo, Livorno e Venezia, dai militari vicentini con la collaborazione dei colleghi sui rispettivi territori. In manette sono finiti: Mattia Foffano, 44enne di Martellago (Venezia), responsabile area tecnica del gruppo Serenissima; Alessandro Zinato, 43enne di Dolo (Venezia) ma domiciliato a Legnaro nel padovano,  addetto all’area tecnica; Antonino Ivan Cocheo, palermitano di 36 anni, responsabile area tecnica per il sud Italia per la Serenissima; Giacomo Massini, 47enne di Cecina (Livorno), agente d’affari. Tutti e quattro si trovano ora agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.

Le indagini avrebbero raccolto prove del fatto che i quattro, sfruttando la fiducia della proprietà, orientavano sistematicamente le procedure di aggiudicazione degli appalti privati del gruppo a favore di imprese disponibili a riconoscere loro una percentuale dell’importo del contratto di forniture di opere o servizi. A capo del gruppo criminale, c’era il Foffano, ossia il soggetto con l’incarico di alto fra i quattro e incaricato di predisporre i capitolati, invitare le aziende e procedere all’apertura delle buste per una prima valutazione delle offerte che poi venivano visionate dalla proprietà. Al centro delle operazioni, gli appalti fra privati che l’azienda avviava sul territorio nazionale.

Il meccanismo messo in atto dai quattro, secondo quanto accertato dai militari vicentini,  prevedeva la sottoscrizione di un fittizio contratto di procacciamento d’affari con una società creata ad hoc proprio dal Foffano – intestata al padre pensionato, quale prestanome – da parte di alcuni dei fornitori di servizi e opere, che prevedeva una percentuale sull’importo del lavoro, da “devolvere” a questi quale indebita provvigione per la segnalazione.

Dell’associazione facevano poi parte altri due dipendenti della Serenissima, sottoposti al capo area: questi, in quanto responsabili dei cantieri, riferivano al diretto superiore se i lavori erano stati o meno eseguiti e soprattutto se le “provvigioni” erano state versate.
Oltre al terzetto interno all’azienda vi era infine un imprenditore esterno, che fungeva da procacciatore d’affari, individuando le imprese a cui affidare i lavori e alle quali venivano chieste poi le indebite “provvigioni”.

Le indagini dei carabinieri hanno permesso di accertare un giro di mazzette di 300 mila euro. Per questo, insieme agli arresti sono stati effettuati sequestri per un equivalente di 331 mila euro, rinvenuti su vari conti correnti nella disponibilità degli indagati. Eseguite anche sette perquisizioni presso abitazioni ed edifici, che hanno consentito di acquisire ulteriore materiale probatorio definito “interessante” dagli inquirenti.

E’ ancora al vaglio dell’autorità giudiziaria la posizione di altre 45 persone, rappresentanti o titolari di impresa, tutte denunciate in stato di libertà poiché ritenute responsabili della sola corruzione tra privati, in quanto elargitori delle tangenti. “Sono molto soddisfatto dell’attività condotta dal personale del nucleo investigativo, sapientemente coordinato dalla procura” afferma il colonnello Nicola Bianchi, comandante provinciale dell’Arma. “In soli cinque mesi di articolate e complesse indagini siamo riusciti ad individuare e disarticolare una associazione a delinquere distribuita e ben organizzata su tutto il territorio nazionale, facendo emergere un sistema corruttivo particolarmente strutturato ai danni della nota azienda vicentina”.