Bacino “anti piena” di via Diaz inaugurato. Potrà contenere 1,2 milioni di metri cubi d’acqua

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Il taglio del nastro ieri alla periferia di Vicenza

Oltre 600 mila metri quadrati d’area per un volume d’acqua fino a 1,2 milioni di metri cubi. Sono questi i due numeri più imponenti che descrivono il completamento del nuovo bacino di laminazione di Vicenza, che sorge a nord di viale Diaz e che ieri è stato “bagnato”, è il caso di dirlo, dall’inaugurazione ufficiale dopo 5 anni di lavori e un costo complessivo di 19 milioni di euro. L’argine intorno consta di 9,8 chilometri. Un’opera ideata e realizzata per salvare la città in caso di eventi atmosferici eccezionali legati al maltempo.

Se ne parlava dal 2011, dopo l’alluvione dell’anno precedente. Un invaso che sarà attivato in caso di pericolo di esondazioni del fiume Bacchiglione – per il Retrone si prevede un capitolo a parte -, prima che la piena raggiunga la città capoluogo, disperdendo l’acqua nei terreni agricoli della zona delimitata. Questi appezzamenti rimarranno in capo ai proprietari che potranno comunque usufruirne per le loro coltivazioni, secondo la modalità di servitù di allagamento, con indennizzo in caso di necessità di aprire il bacino.

All’inaugurazione di ieri mattina presenti numerose autorità politico-amministrative e della società civile. Sul palco allestito per l’occasione il presidente di Regione Veneto Luca Zaia con l’assessore alla Protezione Civile Giampolo Bottacin e il sindaco berico Giacomo Possamai. Nel corso della cerimonia e degli interventi, si è fatto il punto aggiornato sulle opere di salvaguardia idraulica concluse e sulle prossime già progettate, da finanziare e finanziate e quelle con cantiere in partenza, come il bacino sul torrente Astico tra Breganze e Sandrigo. Altri riguardano le zone di località Meda a Velo d’Astico, di Sovizzo sull’Onte, di Torri di Quartesolo sul Tesina, oltre all’ampliamento del bacino di Montebello, punto cruciale nell’Ovest Vicentino e per le province limitrofe.

Il bacino denominato di viale Diaz, di fatto suddiviso in quattro “sottobacini” aggregati uno all’altro, va ad aggiungersi agli analoghi già realizzati di Caldogno sul torrente Timonchio (affluente del Bacchiglione) e di Isola/Costabissara sull’Orolo (idem). Il terzetto in solido dovrebbe garantire, secondo gli studi sugli assetti idrogeologici, una barriera di sicurezza definitiva allo spettro esondazioni/tracimazioni. Questione Retrone, a parte, si ribadisce, protagonista dalla recente alluvione parziale in alcune aree della città a febbraio 2024.

Una terza cassa di laminazione a proteggere “a monte” la città di Vicenza da nuove alluvioni