Evasione “made in China” nel tessile. Cinque indagati, 600 mila euro di Iva non versata

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

La verifica fiscale posta in campo nel 2018 dalla Guardia di Finanza provinciale di Vicenza ha “scoperchiato” un giro di affari milionario nel campo dell’abbigliamento, reso “torbido” da una serie di lacune nel mare magnum dei contributi da versare all’erario pubblico. In questi giorni si sono chiuse le indagini preliminari acquisite dal pubblico ministero.

Naviga in cattive acqua pertanto un’attività produttiva gestita a Caldogno da una coppia di coniugi cinquantenni di nazionalità cinese, che avrebbe ordito – con la complicità di altri tre connazionali – quella viene definita sempre più spesso come truffa ai danni dello Stato, perpetrata attraverso un’ampia e prolungata evasione fiscale, rilavata dagli ispettori delle Fiamme Gialle beriche nel triennio 2014/2016.

Tutto ciò grazie principalmente a una sistema circolare di fatture gonfiate che contribuivano solo a moltiplicare le cifre presentate nella voce dei costi (fittizi), e ridurre quelle di Iva e Irap da versare in ragione dei ricavi (effettivi). Indagati per la condotta illecita della ditta “Alta Moda” sono una donna e un uomo, A.J, di 48 anni la prima, e Y.P.Q. di 50, sulla carta la titolare e un semplice collaboratore del laboratorio sito in via Pontaron. In realtà, secondo i finanzieri i ruoli reali erano invertiti.

In sintesi gli imprenditori nel settore del vestiario da fornire a negozi e ed empori erano riusciti a destreggiarsi abilmente con le “carte” fiscali, inventandosi dei costi non deducibili al fine di versare meno denaro nelle casse erariali. Le fatture di alcuni fornitori “amici”, infatti, secondo la GdF venivano gonfiate a dismisura, favorendo così un minore carico contributivo per “Alta Moda” e una probabile restituzione in nero di una parte di liquido. Nel dettaglio, sono stati conteggiati circa 947 mila euro nel capitolo dei costi dichiarati di fatto invece “inventati”, e irregolarità nel campo dell’Iva per complessivi 590 mila euro.

Coinvolti nella vicenda giudiziaria legata al reato di evasione fiscale anche tre titolari di altrettante imprese. Anche in questo casa si tratta di figure imprenditoriali di nazionalità cinese immigrati in Italia, tra i 57 e i 63 anni, due dei quali risultati dimorare nello stesso indirizzo dei due principali indagati, nonchè del laboratorio e sede della ditta. Le indagini della Guardia di Finanza di Vicenza si conclusero alla fine di settembre del 2018, con il Tribunale di Vicenza chiamato ad esprimersi in merito, senza tuttavia – fattore che lascia più di qualche perplessità in ragione della lotta all’evasione – ravvisare la necessità di provvedere al sequestro preventivo di beni ai fini della confisca. Difficilmente, stanti analoghi episodi passati, lo Stato riuscirà a recuperare quanto indebitamente sottratto dal giro di malaffare scoperto dagli uomini del tenente colonnello Giuseppe Rizzo.