Caro energia: nel vicentino un’impresa su quattro ha subito aumenti fino al 300 per cento

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L'aumento delle bollette esposto in un ristorante

Il caro energia continua a preoccupare le imprese vicentine e gli aumenti si riflettono, inesorabilmente, sullo stato di salute del tessuto economico della nostra provincia. Il pesante impatto della crisi energetica è stato rilevato da Confcommercio Vicenza che ha proposto un questionario alle proprie aziende iscritte, delle 440 risposte ricevute finora è emerso che il 30,1% ha subito nell’ultimo anno un aumento tra il 100 e il 200 percento. E’ andata ancora peggio per il 24,6%, cioè un’impresa su quattro, con un’impennata del costo della corrente tra il 200 e 300 per cento, mentre il 32,3% si è visto raddoppiare il costo, raggiungendo il 100%. Il grido d’allarme emerge dall’elevato numero di imprenditori che hanno paventato la possibilità di chiudere l’attività temporaneamente, il 13% mentre il 12% potrebbe farlo definitivamente. Anche il gas, seppure in misura minore ha portato importanti rincari, in questo caso il 48,1% segnala aumenti fino al 100 per cento nell’ultimo anno, il 31,7% tra il 100 e il 200 per cento, il 14,4 tra il 200 e il 300 e il 5,8% oltre.

Ne emerge un quadro drammatico, confermato nella sua gravità anche dai dirigenti dei mandamenti e delle delegazioni comunali dell’Associazione che stiamo incontrando in questi giorni – è il commento del presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca –: troppi imprenditori denunciano una situazione diventata insostenibile per i bilanci aziendali. È un grido d’allarme che deve essere ascoltato da chi ha voce in capitolo sul tema energia, a cominciare dalla politica. Una soluzione va trovata e non può più essere un “pannicello caldo”, ma un intervento strutturale di ampia portata. Proprio a tal fine, siamo in costante contatto con la Confcommercio nazionale che sta facendo un forte pressing sui vari provvedimenti, come accaduto per il “Decreto Aiuti Ter” che ha in parte accolto le nostre richieste, anche se risulta ancora insufficiente”.

Sempre guardando ai dati del questionario (diffuso però prima dell’Aiuti Ter), il 97,7% di chi ha risposto ritiene ancora insufficienti le misure varate dal Governo contro i rincari dell’energia. Per i ristoranti la bolletta elettrica è indubbiamente più impattante, il 18,3%  ha avuto aumenti oltre il 300 per cento nell’ultimo anno, il 33,1%  tra 200 e il 300,  il 30,3%  tra 100 il 200 per cento e solo il 18,3% dei ristoranti ha registrato aumenti fino al 100%. Situazione leggermente meno pesante, nel complesso, per gli hotel: uno su quattro rimane sotto la soglia del 100 per cento di aumento, sempre nell’ultimo anno, ma sono il 37,5% dei rispondenti ad aver segnalato una forbice di incremento tra il 100 e il 200 per cento. Anche il dettaglio alimentare e l’ingrosso alimentare registrano rincari consistenti nella bolletta elettrica, basti pensare che il 36% dei negozianti e il 37,5% dei grossisti dichiarano di aver subito, nell’ultimo anno, aumenti che vanno  dal 200 al 300 per cento.

Sergio Rebecca, Confcommercio Vicenza

E’ evidente che gli aumenti delle materie prime energetiche si sono riversati nelle bollette con più o meno impatto, anche a seconda dei contratti che ogni impresa ha in essere. “Ma è altrettanto chiaro – ribadisce il presidente Rebecca – che questo forte innalzamento dei costi rischia di mandare gambe all’aria la quadratura dei conti, e questo è ancor più grave se pensiamo che sono soprattutto i settori della gastronomia e del turismo, che rappresentano un patrimonio importante dal punto di vista economico e occupazionale, ad essere altamente a rischio”. Il settore della ristorazione è stato colpito anche gli aumenti del gas: il 40,8% dei rispondenti ha registrato aumenti tra il 100 e il 200 per cento e un’impresa su 5 colloca i suoi aumenti oltre questa soglia.

Le risposte riportate nel questionario su quali potrebbero essere le conseguenze dei notevoli rincari emerge una situazione allarmante Tra le voci sulle quali gli imprenditori erano chiamati a scegliere (a risposta multipla), il 28,6% dei 440 rispondenti (più di un’impresa su 4, dunque) prevede di ridurre l’orario di lavoro, ma c’è anche chi pensa di “abbassare la serranda”: il 13% ritiene che dovrà sospendere temporaneamente l’attività, mentre la possibile chiusura definitiva è stata indicata dal 12%. Altre conseguenze vanno a toccare i comportamenti: 77,6% delle imprese farà minor uso di illuminazione, aria condizionata e riscaldamento, il 24,3% paventa un maggiore indebitamento con le banche.

Quali soluzioni le imprese ritengono prioritarie per risolvere l’emergenza?. Le aziende che hanno risposto  al questionario (anche qui c’era la possibilità della risposta multipla) mettono in primo piano, come massima priorità, quanto può fare il Governo, riducendo il carico fiscale delle bollette (opzione scelta dall’81% dei rispondenti) e quanto ciascuno può fare singolarmente, ovvero avere più attenzione al consumo quotidiano di energia (che ha la massima priorità per il 46% dei rispondenti). Contributi generali come all’epoca Covid o specifici (ad esempio per check up energetici), convincono meno, anche se rimangono la massima priorità per il 40% di chi ha risposto al questionario.

Nel Decreto Aiuti Ter, approvato nei giorni scorsi, è stato deciso di ampliare la consistenza del credito d’imposta sull’energia, così come chiesto da settimane con forza anche da Confcommercio nazionale, ma la misura è giudicata dall’Associazione ancora insufficiente perché riferita al prossimo bimestre ottobre-novembre, mentre occorreva rendere questo rafforzamento operante anche per il trimestre luglio-settembre, oltre che in generale per tutti i mesi invernali. “La partita si gioca però anche e soprattutto sul tavolo europeo – conclude il presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca -, dove l’Italia deve rilanciare l’iniziativa sul cosiddetto Energy Recovery Fund, puntare alla fissazione di un tetto al prezzo del gas e poi agire sulla revisione delle regole e dei meccanismi di formazione del prezzo dell’elettricità. Sul tema del caro energia il nuovo Parlamento che uscirà dalle urne e il nuovo Governo dovranno mettersi al lavoro, con urgenza, serietà, compattezza: non possiamo permetterci che le settimane passino senza dare alle famiglie e alle imprese una prospettiva di uscita da questa situazione”.