Caso Valbruna, l’economia veneta trema: la Regione Veneto in tribunale contro Bolzano

“Si rischia un danno irreversibile all’economia del Veneto e nazionale, un pericolo per la perdita di produzioni strategiche e per il Veneto conseguenze dirette sull’occupazione e sul tessuto socio-economico, sul ciclo dell’economia circolare, sulle forniture per le industrie metalmeccaniche regionali e sulla spesa pubblica della Regione”.
E’ in sintesi questa la motivazione che ha spinto la Regione Veneto a schierarsi a fianco delle Acciaierie Valbruna in tribunale costituendosi in giudizio nel ricorso al Tar di Bolzano contro il bando di gara per l’assegnazione delle aree e degli immobili della sede delle Acciaierie Valbruna di Bolzano in concessione alla società dal 1995.
Dopo il ‘no’ della Provincia di Bolzano al tavolo ministeriale dello scorso 4 ottobre, quando alla provincia alto atesina era stato chiesto di ritirare o quantomeno sospendere il bando contestato per aprire una fase di confronto, la Regione Veneto ha preso una posizione netta.
Troppo alti gli interessi economici per il tessuto sociale vicentino e regionale, con ricadute pesantissime sull’occupazione derivanti da un eventuale trasferimento all’estero delle sedi di Bolzano e soprattutto di Vicenza.
“La Regione del Veneto è parte direttamente interessata dagli effetti economici, industriali e occupazionali derivanti dalle determinazioni adottate dalla Provincia Autonoma di Bolzano con le richiamate deliberazioni – spiega la Regione in un comunicato – Tali effetti sono dovuti al fatto che lo stabilimento di Vicenza, con i suoi 1.216 dipendenti, a cui vanno aggiunti quelli dell’indotto, risulta funzionalmente dipendente da quello di Bolzano, che ne conta altri 564 e una eventuale espulsione dell’impresa dai compendi industriali bolzanini comporterebbe, come dichiarato dall’azienda, la cessazione dell’attività produttiva in entrambi gli stabilimenti.
La delocalizzazione verso altri impianti esteri del gruppo di Acciaierie Valbruna, che produce acciai lunghi speciali, acciai inossidabili e leghe di nichel e titanio destinati a settori ad alta tecnologia, genererebbe un danno irreversibile all’economia veneta e nazionale, ma anche un pericolo per la sicurezza di produzioni strategiche. Per il Veneto le conseguenze dirette e indirette della cessazione delle attività produttive sarebbero estremamente gravi impattando sull’occupazione e sul tessuto socio-economico, sul ciclo dell’economia circolare per il recupero dei metalli, sulle forniture per le industrie metalmeccaniche regionali e sulla spesa pubblica della Regione”.
Valbruna, Bolzano non ferma il bando. La Regione Veneto pronta a ricorrere al Tar
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