“Chiuso per paura, non per ferie”, alla ribalta nazionale la protesta della negoziante del centro storico

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Lei, commerciante, chiude il suo negozio nel centro storico di Vicenza. Lui, nullafacente con problemi psichiatrici “spuntati” al momento di imbarcarlo su un aereo, disattendendo quindi a un ordine esecutivo di rimpatrio. Lei , vittima – ad oggi presunta, va specificato – di aggressione da parte del nordafricano si chiude in casa e abbassa la saracinesca dell’attività che le dà da vivere, lui gironzola libero per vie e piazze del centro storico perseverando a infastidire chi incontra, così come avvenuto con la donna vicentina, assalita nel passato recente dallo stesso individuo. Così come da denuncia depositata in Questura.

Il caso di Margherita Parolin è giunto alla ribalta dei media nazionali, dopo il cartello che lei stessa ha affisso in vetrina: “Chiuso per paura“. Aggiungendo: “Non per ferie, non per scelta, perché lavorare così è diventato impossibile”.

Una provocazione? In parte, sì. La sua è certamente una forma di protesta dichiarata, come la donna ha più volte ammesso di fronte ai microfoni che l’hanno raggiunta in questi giorni, al pari delle dimostrazioni di affetto e solidarietà di colleghi, autorità politiche e amministrative, e altre personalità varie. Nel frattempo, però, “Maison Marguerite“, al civico 28 di Corso Fogazzaro, da lunedì ha tenuto la saracinesca abbassata. Con oggi sono cinque giorni consecutivi. E così sarà, assicura Parolin, fino a quando il 35enne tunisino non sarà realmente allontanato dalla città.

A fronte di un soggetto esagitato, furioso e violento come già documentato, la paura è un dato di fatto. Pertanto, per quanto dolorosa sia la scelta adottata, meglio chiudere per un periodo di tempo indefinito. Allo scopo di tutelare la propria incolumità prima di tutto, per non rischiare di trovarselo di fronte faccia a faccia per l’ennesima volta dopo il rilascio dal Centro per il Rimpatrio di Gorizia, benché lo straniero risulti destinatario di un decreto di espulsione. Proprio i problemi psicofisici di cui soffrirebbe quest’uomo, pare con tanto di certificato medico esibito, costituirebbero un ostacolo per le autorità di polizia a rendere esecutivo il provvedimento di rimpatrio.

Nel riquadro Margherita Parolin, proprietaria del negozio di Corso Fogazzaro a Vicenza

Intanto la commerciante prosegue nella serrata volontaria del proprio negozio che propone articoli originali e di gusto artistico per la casa. Qui, da oltre trent’anni, lavora sola ed è unica proprietaria e mai era mancata all’apertura quotidiana salvo nei periodi di vacanza. In questi ultimi cinque giorni si sveglia con la speranza di chiudere, in questo caso, non il suo negozio ma la vicenda che la riguarda e che l’ha proiettata alla ribalta anche dei media nazionali. “Proseguo con il pugno duro – confida Margherita questa mattina -, confermo che non riaprirò finché questo soggetto rimarrà in Italia. Ieri ho parlato col Questore, ricevendo rassicurazioni ma nel concreto non ancora ci vedo risposte, solo provvedimenti che lasciano il tempo che trovano. Oggi provo sconforto, più il tempo passa e più sale la tristezza, mentre nei giorni scorsi ero più fiduciosa”.

A compensare il danno economico per i mancati introiti, oltre che una situazione di disagio evidente e di limitazione di libertà di vivere serenamente la propria vita per timore di subire un’altra aggressione, ci sono certo le attestazioni di vicinanza di tanti: dai semplici cittadini e clienti a personalità note. Un fattore che non azzera certo l’angoscia provata, ma che vale come un motivo in più per proseguire. “Mi sto battendo – afferma – non solo per me ma perché le norme vengano cambiate, per i commercianti e i cittadini, per dare loro voce. Queste leggi ‘acqua e sapone’ sull’immigrazione e su chi delinque, e la loro applicazione con mille cavilli e distinguo, non risolvono il problema. Servono sicurezza e serietà per non lasciarci soli ad affrontarne le conseguenze, per questo chiedo il fuori subito per chi non ci lascia vivere tranquilli.”

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