Condanna a un anno e due mesi per il guidatore del furgone che ha travolse e uccise Giacomo Torrieri

Ha patteggiato la pena di un anno e due mesi per omicidio stradale, con la sospensione condizionale, Victor Ayawvi Awuah, il 43enne di origini ghanesi residente a Thiene, che alla guida di un furgone aveva tamponato, travolto e ucciso, un anno e mezzo fa il cameriere, incolpevole, Giacomo Torrieri, 63 anni, di Altavilla Vicentina. E’ questo l’esito dell’udienza preliminare che si è svolta in Tribuna a Vicenza ieri, 21 maggio, davanti il Gup Antonella Crea.

L’incidente avvenne il 10 dicembre 2022 in viale della Scienza a Vicenza: Torrieri, in sella alla sua bicicletta, rientrava a casa dal lavoro pedalando per la sua strada e, hanno stabilito le perizie, regolarmente sulla banchina laterale. All’imputato, che ha potuto beneficiare degli sconti di pena previsti dal rito alternativo scelto, è stata anche comminata la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per un anno e quattro mesi.

Il sinistro, rilevato alla polizia locale di Vicenza, fu ricostruito nei dettagli dall’ingegner Claudio Coral, a cui il Pubblico Ministero della Procura berica Cristina Carunchio (che aveva da subito iscritto nel registro degli indagati l’investitore) aveva conferito l’incarico di redigere una consulenza tecnica cinematica per accertarne dinamica, cause e responsabilità: alle operazioni peritali aveva partecipato anche l’ingegner Pierluigi Zamuner, consulente tecnico di parte  messo a disposizione da Studio3A-Valore, società specializzata nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si è affidata la moglie della vittima, anche per conto delle due figlie minorenni.
E’ emerso che il 43enne, alla guida di un Renault Trafic, quel giorno stava percorrendo viale della Scienza in direzione di Vicenza, “a una velocità di almeno 108 chilometri orari”, ha scritto il magistrato nella sua richiesta di rinvio a giudizio, spiccata nei confronti dell’imputato al termine delle indagini preliminari. Dalla perizia, infatti, è emerso che il guidatore del furgone stava viaggiando “a una velocità di più del doppio superiore a quella massima imposta in quel tratto di strada (50 chilometri orari)”.

A causa dell’andatura troppo sostenuta, anche per le condizioni atmosferiche (l’asfalto era viscido per la pioggia), giunto all’inizio di un tratto curvilineo, nell’affrontare la curva il quarantatreenne, prosegue l’atto della pm Carunchio, “ha perso il controllo del veicolo deviando verso destra, scarrocciando trasversalmente e, dopo aver percorso 26 metri (in cui ha anche divelto guardrail e segnaletica, ndr), andava a collidere (attingendolo posteriormente) con il velocipede condotto da Torrieri, che stava transitando con analoga direzione sulla banchina di destra, causandone in tal modo il decesso”.
Il 63enne era morto sul colpo. La sua condotta, puntualizza il consulente tecnico, “non è in alcun modo censurabile sotto profili di responsabilità emergenti da violazioni specifiche del codice della strada. Non è possibile rilevare imperizie, imprudenze e/o negligenze da parte del ciclista, non emergono comportamenti diversamente esigibili da parte sua che avrebbero potuto diversificare l’evento o evitarne la produzione, rimanendo esso unicamente legato ad una perdita di controllo dinamico dell’autocarro condotto dall’indagato”: Torrieri, insomma, non ha avuto nemmeno modo di rendersi conto di nulla.

Di qui la richiesta di processo per Awuah a cui la pm ha imputato “di aver causato per colpa la morte di Torrieri”. Si è dunque arrivati all’udienza preliminare di martedì nella quale l’imputato, di fronte alle sue e schiaccianti responsabilità, ha deciso di patteggiare la pena di un anno e due mesi.
Nativo di Mosciano Sant’Angelo (Teramo) e trasferitosi a Vicenza negli anni Ottanta, Torrieri aveva frequentato la scuola alberghiera e aveva sempre lavorato come cameriere per noti locali della zona, quali l’Hotel Michelangelo, Le Delizie, la Vecchia Guardia e il Papaya di Altavilla Vicentina, facendosi apprezzare per la professionalità, cortesia e disponibilità sia da titolari e colleghi sia dai clienti. Quel giorno, dopo aver staccato dal suo turno al Papaya alle 15 e aver effettuato alcune commissioni, stava tornando a casa con la bici che usava abitualmente per andare al lavoro e spostarsi in città. Purtroppo, non c’è mai arrivato. Studio3A aveva già ottenuto da tempo dalla compagnia di assicurazione del furgone il risarcimento integrale per la moglie e le figlie della vittima.