Condannato all’ergastolo uno dei due killer dei coniugi Fioretto. Il duplice omicidio nel 1991

Uno degli assassini che sparò e trucidò a sangue freddo l’avvocato vicentino Pierangelo Fioretto e sua moglie Mafalda Begnozzi, oltre 34 anni e mezzo fa (era il 25 febbraio del 1991) è stato condannato all’ergastolo. Il suo nome è Umberto Pietrolungo, calabrese d’origine ritenuto affiliato – e sicario designato – del duplice assassinio, a colpi di pistola, dei coniugi vicentini che vivevano in contra’ Torretti a Vicenza.

Ieri la sentenza in primo grado espressa dal giudice Antonella Crea, stesso magistrato che ha presieduto il caso Miteni/Pfas. Il condannato, indiziato per il duplice delitto dal 2023 sulla base dei referti conservati dall’epoca e su confronto di Dna della banca dati nazionali in seguito a un reato più recente, è ritenuto un affiliato della n’drangheta, membro di un clan calabrese tra i più sanguinari.

Individuato uno dei due autori materiali della spedizione omicida nei confronti dell’avvocato civilista che si occupava di cause fallimentari, rimangono da individuare complici, mandanti e anche il movente preciso. Per arrivare a Pietrolungo a distanza di oltre trent’anni dai colpi di arma da fuoco sparati da due pistole è stato determinante il reperto biologico conservato per decenni, rianalizzato nel 2012 con le moderne tecnologie scientifiche: il Dna ricavato da dei guanti ritrovati sullo scenario della doppia esecuzione, avvenuta nel cortile del palazzo dove la coppia viveva. Intorno alle 20.15 di quella sera di fine febbraio ’91, il civilista aveva appena fatto rientro a casa, lasciando l’auto all’esterno.

La moglie gli era andata incontro, forse dopo aver notato qualcosa di insolito, per un tragico destino che ha accomunato Pierangelo e Mafalda, freddati con 17 colpi in tutto. Il killer si trovava già in carcere, nell’estate dello scorso anno, per una sparatoria in Calabria, quando si è visto recapitare l’ordine di custodia dalla Procura di Vicenza, avviando l’iter di giustizia che ha portato al processo, in cui l’imputato si era avvalso della facoltà di non rispondere. Non ha mai ammesso la complicità nei delitti. I legali della difesa potranno valutare il ricorso in appello, direzione assai probabile considerando che per il loro cliente, in questo procedimento, era stata chiesta l’assoluzione.

Duplice omicidio dei coniugi Fioretto: in stato di arresto il presunto killer che sparò nel ’91

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