Confidustria, Dalla Vecchia: “Si pensa al Quirinale e non alle aziende, da zoppi non si corre nei mercati”

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Costi energetici insostenibili, con il rischio di finire fuori mercato. E’ ben più di un lamento ormai, ma un vero e proprio grido d’allarme, quello che proviene dalle categorie produttive del tessuto economico vicentine, colpite in “tackle” dal caro-bollette che nel lungo periodo rischia di quadriplicare i costi con tutte le conseguenze – e insidie – del caso. Dai vertici di Confindustria Vicenza viene citata anche la più estrema: la sospensione o addirittura la chiusura dell’attività d’impresa.

Il tutto mentre il Parlamento e di riflesso il Governo in questi giorni sono completamente “presi” da un compito istituzionale che sta rasentando la sceneggiata con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, relegando in secondo piano le istanze urgenti dei reparti produttivi. Un aspetto che non va giù nemmeno alla presidente Laura Dalla Vecchia, alla guida degli industriali vicentini.

“Mi sorprende, francamente, leggere tutti i giorni decine di pagine con l’opinione di quasi tutto l’emiciclo sul nome per il Quirinale – scrive – e, al contempo, nessun parlamentare, neanche, purtroppo, del nostro territorio, che prenda un’iniziativa su una questione seria e che tocca la vita di tutti come quella dell’energia”. La presidente di Confindustria Vicenza rinnova l’allarme già lanciato nei mesi e nei giorni scorsi: “i numeri parlano chiaro, non c’è più tempo da perdere perché ad un certo punto gli imprenditori si troveranno a dover decidere se proseguire l’attività o sospenderla”.

A Roma all’ordine del giorno “solo” le elezioni del successore di Sergio Mattarella (Foto da Quirinale.it)

Ecco dispiegati alcuni dati utili dall’associazione provinciale, facilmente leggibili anche da chi non è del settore. La bolletta complessiva per la manifattura italiana – quindi i dati offerti sono su scala nazionale – nel 2019 era di 8 miliardi circa, mentre, nel 2022, il Centro Studi Confindustria stima possa arrivare a 37 miliardi: il 460% in più. “Non sono valori sostenibili, nemmeno nel breve termine – afferma Dalla Vecchia -. Confindustria ha fatto delle proposte ma il Governo ad oggi ha risposto troppo timidamente.

La Francia ha stabilito che su 450 TWh (produzione totale), 120 TWh saranno dedicati alle imprese industriali al prezzo di costo delle centrali nucleari (42,6 €/MWh anziché i 200€/MWh di mercato). Purtroppo, noi ci troviamo in condizioni di mix energetico non paragonabili a quelle francesi, ma sta di fatto che le nostre imprese, che competono sui mercati europei e internazionali, si trovano ancora una volta azzoppati. Ma zoppi non solo non si corre, ad un certo punto non si cammina neanche più”.