Crack delle banche popolari, un miliardo e mezzo la perdita delle famiglie vicentine

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Una protesta di piccoli azionisti delle popolari venete

Su 5 miliardi di euro andati in fumo con Bpvi quasi la metà – 2 miliardi 200 milioni – sono stati bruciati nella provincia vicentina, e molto apparteneva a famiglie. E’ l’analisi di uno studio dettagliato del Comune di Vicenza.

“Intendiamo fare sistema, sia con la Regione che con i parlamentari veneti che ci rappresentano in governo, per un contributo fattivo a famiglie e imprese”. E’ il proposito del sindaco di Vicenza Francesco Rucco, che ieri ha presentato la relazione sull’impatto della crisi delle banche venete. L’analisi degli effetti sul territorio provinciale verrà trasmessa a breve alla Commissione d’inchiesta regionale e andrà poi a integrare la documentazione predisposta in vista di un confronto con il governo.

I dati sono sconfortanti, sia guardando alle perdite delle famiglie che a quelle delle imprese. La perdita complessiva dello stock di attività finanziarie è stata di almeno 5 miliardi di euro, pari a circa il 3,4% del Pil Veneto. Il 44% di questa perdita riguarda la provincia di Vicenza. La perdita media per socio è stimata in circa 45.000 euro per le famiglie e 57.000 euro per le imprese. Le imprese maggiormente coinvolte si concentrano nella classe di fatturato fino ad un milione di euro. La perdita delle famiglie, nel complesso di tutta la regione, è compresa tra i 4 e i 5,3 miliardi di euro.

Nello specifico, con riferimento alla provincia di Vicenza, la crisi del sistema bancario ha coinvolto 39.424 soci, di cui 34.089 famiglie (considerando Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca), con una perdita media per famiglia di 45 mila euro. In tutto, le famiglie vicentine hanno “pagato” un miliardo e 534 milioni di euro. La crisi bancaria ha avuto una doppia ricaduta sul sistema del welfare: sulle spese delle famiglie per l’assistenza di persone in condizioni di non autosufficienza, ad esempio gli anziani, e in termini di perdite di posti di lavoro a causa della chiusura delle imprese, soprattutto quelle con fatturati inferiori a un milione di euro.

“Abbiamo fatto molta fatica a reperire i dati dell’effetto della crisi bancaria sul territorio perchè il popolo veneto, per tradizione, ha una forma di dignità elevata e fa fatica a rivolgersi ai servizi sociali – ha dichiarato l’assessore alla famiglia e alla comunità Silvia Maino –. È quindi difficile tracciare queste persone e aiutarle: stiamo cercando di fare rete con tutte le agenzie sociali del territorio per invitare le persone a rivolgersi agli assistenti sociali di zona evidenziando il problema in modo da rafforzare, nella prossima programmazione, i capitoli di bilancio che prevedono contributi a persone in difficoltà”.