Epidemia nel Vicentino, in 7 giorni non avanza nè arretra. Dopo un mese di impennata

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Il report statistico per l’ondata autunnale epidemica che ha colpito anche il Vicentino oltre che l’Italia è il Veneto mostra come nell’arco di un mese il coronavirus si sia espanso in maniera consistente e rapida, trovando invece un parziale freno negli ultimi 7-10 giorni. Stop sostanziale all’incremento di casi di positività al tampone e ai ricoveri ospedalieri, ma l’auspicata fase di decrescita non è ancora iniziata in maniera marcata.

Il dato tra i più salienti che fotografa la popolazione vicentina infetta ad una determinata data mostra un lieve ribasso: -0,23% gli “attualmente positivi” nel capoluogo berico e in provincia, confrontando i dati di giovedì 26 novembre con quelli di ieri, a distanza di una settimana. Rimangono in poco meno di 14 mila i cittadini alle prese con l’infezione, in isolamento domiciliare o in ospedale: questi ultimi sono 528 nelle due Ulss 7 e 8, vale a dire il 3,9% tra i colpiti dal virus Cov-Sars-2. Erano 520 giovedì scorso. I pazienti sono tutti ospiti degli ospedali per acuti e di comunità (gli ultimi due citati) di Santorso, Vicenza, Valdagno, Bassano, Noventa, Marostica e Montecchio Precalcino.

CASI POSITIVI. Il raffronto a tre date, a partire dal 3 novembre 2020, delinea un quadro chiaro. Un mese fa erano 10.475 i casi riscontrati a Vicenza e provincia dallo scoppio dei primi focolai dei primi di marzo. Ieri avevano raggiunto quota 28.104, con un incremento fuori controllo del +268,3%, frenato nell’ultima settimana, nel confronto del breve periodo, al +16,2%, con 3.922 nuovi casi in 7 giorni registrati. Un mese esatto di misure restrittive di Governo e Regione, unitamente ai messaggi di prevenzione, hanno quindi “calmierato” in maniera consistente l’impennata ma non sono ancora sufficienti per invertire la tendenza. Aprendo una finestra sul Veneto, da un giovedì all’altro altri 20 mila cittadini della regione hanno contratto il coronavirus, si è passati infatti da 134.056 a 154.490 unità, un 15% in più, in un mese da poco più di 63 mila al dato attuale (+144% in 30 giorni).

ATTUALMENTE POSITIVI. Come esposto nell’introduzione, i vicentini a ieri ancora alle prese con il Covid-19 post tampone molecolare sono 13.710, “solo” 32 in meno rispetto a giovedì scorso nel saldo tra persone negativizzate (quindi guarite dal punto di vista epidemiologico) e ancora positive, segnale comunque di un primo abbozzo di inversione di tendenza. Rispetto ai primi di novembre, quando erano 6.532, i numeri confrontati mostrano con evidenza come siano più che raddoppiati gli attualmente positivi nel territorio di competenza (109% circa) delle due Ulss beriche associate.

RICOVERI IN AREE NON CRITICHE. Un capitolo a parte è rappresentato dai ricoveri ospedalieri, negli 8 centri in provincia che attualmente sono attrezzati per ospitare malati con necessità di assistenza respiratoria moderata (aree non critiche) e ad alta intensità (terapie intensiva), oltre ai pazienti invia di guarigione affidati agli ospedali di comunità e al polo di Noventa per il Bassovicentino. Al 3 novembre erano 261 in tutto (sui 1.341 in Veneto), saliti a distanza di tre settimane a 520 e poi ai 528 che fotografano la situazione odierna. Un raddoppio pressochè esatto, nell’arco di un mese. Se i dati settimanali (più confortanti rispetti a quelli mensili) evidenziano un un lieve calo dei positivi attuali, quindi, si registra in direzione opposta un altrettanto lieve aumento delle persone che occupano letti di ospedali vicentini. Una cifra destinata a scendere a distanza di 2/3 settimane, se si consoliderà la tendenza al ribasso dei nuovi casi, unitamente, purtroppo al registro dei decessi di pazienti ricoverati.

TERAPIE INTENSIVE. Nei reparti speciali dedicati all’assistenza ventilatoria intensiva per pazienti Covid si lavora 24 ore su 24 nei poli di Santorso, Vicenza e Bassano, dove lottano per liberare i polmoni dal mordo in 47 persone, 24 curate in Ulss 7 Pedemontana e 23 in quella Berica n°8. Un numero che corrisponde esattamente a quello di una settimana fa, al saldo di entrate di pazienti – per l’aggravarsi delle condizioni generali – e delle uscite dal reparto – per miglioramenti o per morte sopraggiunta – dopo una permanenza variabile. Un mese fa erano 21, un terzo dei quali all’ospedale di Santorso e 14 al San Bortolo.

DECESSI COVID-CORRELATI. Nel giorno in assoluto più nero in Italia, su scala nazionale quindi, che ha raggiunto la cifra record di 993 vittime con il concorso del coronavirus, nel Vicentino si è oltrepassata la soglia di 800 decessi (803) da inizio epidemia, 17 in più rispetto alle 24 ore prima (95 in Veneto, anche qui ai livelli massimi da fine febbraio). In una settimana sono morte 122 persone residenti a Vicenza e provincia a causa del Covid-19 o con l’infezione come concausa legata ad altre patologie pregresse, in un mese ben 346. Si tratta di vicentini che erano “scampati” alla prima ondata dell’epidemia, caduti sotto i colpi della recrudescenza autunnale, per la maggior parte persone anziane o con salute generale compromessa i cui apparati immunitari non hanno retto all’aggressività del virus. Ma non mancano i casi descritti di cittadini in buona salute, precipitata dopo il contagio. Proprio stamattina , come annunciato dal presidente regionale Zaia nel punto stampa quotidiano, il Veneto ha superato la soglia di 4 mila vittime totali.