Fatture fittizie per affari da 30 milioni di euro. 17 indagati, due fratelli vicentini in carcere

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Fatturavano operazioni commerciabili e contabili fittizie al fine di ottenere dei finanziamenti in tempi di pandemia, infischiandosene delle regole e dei contributi da saldare con l’erario. Ne sono convinti non solo le Fiamme Gialle di Vicenza, ma anche la Procura e la Squadra Mobile della Questura che hanno collaborato per mettere spalle al muro finora 17 persone indagate e sequestrare beni per 2,5 milioni di euro. Oltre 150 i militari impegnati nelle perquisizioni scattate la notte scorsa, nell’operazione denominata “Scambio posta”.

Ben 11 tra loro sono stati arrestati. Nove di questi si trovano attualmente detenuti in carcere e due agli arresti domiciliari. Per i rimanenti 6 soggetti ritenuti coinvolti nel caso eclatante di malaffare è stato emesso l’obbligo di dimora nel comune di residenza e di firma. Riguardo alle società e imprese invischiate in questa maxi frode sarebbero in tutto nove quelle immesse in un articolato sistema illecito, dopo aver concluso una non agevole “mappatura” delle aziende coinvolte. Fanno tutte parte del compartimento del commercio dei materiali ferrosi e dell’edilizia. A coordinare la corposa indagine è la Procura di Vicenza.

In origine le indagini era state avviate dalla Squadra Mobile della Questura di Vicenza per ipotesi di reato di associazione a delinquere, favoreggiamento e abusiva detenzione/porto di armi, estorsione e minacce aggravate perpetrati da soggetti residenti a Vicenza, Padova e Brescia, e in un secondo momento co-delegate al Nucleo di polizia economico finanziaria di Vicenza. Decine le intercettazioni telefoniche che hanno consentito di risalire al filo conduttore degli “affari sporchi”, raccogliendo informazioni da un soggetto indagato in un altro procedimento e analizzando attentamente i conti bancari.

Il “giro” di fatture fasulle di scambi illeciti di carte contabili si assesta, secondo i finanzieri delle Fiamme Gialle vicentine, intorno ai 30 milioni di euro. Con un “rimbalzo” di documenti commerciali tra le province di Brescia e Vicenza. L’esatto importo del sequestro preventivo ordinato dal dal giudice per le indagini preliminari è di 2.504.387,87 euro, che potrebbero essere oggetto di confisca. Circa 40 le perquisizioni portate a termine nel corso delle operazioni di verifica tra Veneto e Lombardia, ma ci sono anche le città di Genova, Salerno e Bari tra le città che figurano nell’elenco, scattate in contemporanea alle 3 di stanotte e proseguite nel corso della giornata odierna, con l’apporto di tre unità cinofile specializzate in diversi tipo di ricerca, anche di valuta.

A venire rese note in questa occasione sono le iniziali dei soggetti, per ora con lo status di indagati. Si tratta di G.M., A.C., G.E., L.V., P.L., L.L., A.A., B.A., C.E. (questi in custodia cautelare in carcere, tra i quali due fratelli vicentini di 52 e 53 anni contitolari di una ditta), G.N., M.M. (arresti domiciliari), T.R., B.G., G. E., G. S., P. A. e D. P. M. invece con l’obbligo di dimora. Per i primi due sarà contestata anche la detenzione di armi da fuoco, tre pistole sequestrate nel corso dei blitz e un fucile a canne mozze. Per altri due nominativi si ipotizza anche il reato di estorsione.