Fragilità e disabilità, Giovine lancia l’intergruppo. Dj Lapo: “Non sia l’ennesimo slogan”

La parola “fragilità” è entrata questa settimana con forza nel dibattito politico vicentino, ma non senza sollevare dubbi e diffidenze. Da un lato l’annuncio del deputato Silvio Giovine, che ha costituito l’intergruppo parlamentare “Lavoro e Fragilità. Focus su disabilità, cronicità e malattie rare”, dall’altro la voce di chi, come il dj Luca Lapo, la disabilità la vive ogni giorno e non accetta che tutto si riduca a slogan o, peggio, a propaganda.

È il confronto tra visioni e realtà, tra l’ambizione di costruire un laboratorio di idee e la richiesta di fatti concreti, che segna l’apertura di un dibattito destinato a toccare il cuore del sistema lavoro e della coesione sociale. Giovine ha presentato l’intergruppo come un luogo di confronto tra associazioni, comunità scientifica, parti sociali e mondo produttivo, capace di proporre soluzioni legislative moderne e concrete. “La sfida della fragilità e della cronicità non riguarda solo la sanità – ha sottolineato – ma tocca il cuore del sistema lavoro, della produttività nazionale e della coesione sociale”. Contestualmente, il consigliere regionale Francesco Rucco ha annunciato l’intenzione di rendere operativo un gruppo di lavoro su questi temi anche in Veneto, a conferma della volontà di radicare l’iniziativa sul territorio.

Ma se l’annuncio porta con sé l’ambizione di costruire politiche inclusive, non mancano le voci quantomeno dubbiose. Tra queste, quella di Luca Lapo, dj conosciuto per la sua battaglia culturale e personale, alto 95 centimetri perchè affetto da osteogenesi imperfetta. “Ogni volta che si parla di disabilità sono il primo a esserne contento – ha dichiarato – ma non posso nascondere un certo scetticismo. Quando ero referente regionale per la disabilità di Fratelli d’Italia, le mie proposte sono state ignorate e, in alcuni casi, sono state fatte affermazioni molto offensive verso chi, come me, la disabilità la vive sulla propria pelle ogni giorno”. Una situazione che lo ha portato a dimettersi dal suo incarico, decisione comunicata direttamente alla presidente Meloni, che a titolo personale si è detta dispiaciuta. “Resta però il fatto politico – ha aggiunto – che da un lato oggi si annuncia l’impegno sul tema, dall’altro, durante l’ultima campagna elettorale, nessun candidato ha ritenuto di rispondere alla mia domanda molto semplice su cosa fosse previsto, in concreto, nei programmi per le persone con disabilità”.

Lapo sottolinea inoltre un paradosso che fa riflettere: ai tavoli dove si discute di disabilità siedono spesso solo persone normodotate, “un po’ come organizzare un confronto sulle discriminazioni di genere invitando soltanto uomini”. Una barriera culturale, prima ancora che fisica, che alimenta diffidenza verso iniziative percepite come utili soprattutto a fini di visibilità. “Se questo nuovo percorso vorrà davvero ascoltare chi vive la disabilità, e non solo parlarne, io ci sarò. Ma a partire dai fatti, non dagli annunci”, ha concluso.
Il dibattito che si apre mette così in evidenza la distanza tra la dimensione istituzionale e quella vissuta, tra la volontà politica di avviare un percorso e la richiesta, forte e chiara, di chi chiede che la disabilità non sia ridotta a slogan ma diventi finalmente terreno di azioni concrete.

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