La Prefettura fissa la “distanza di tolleranza” per clienti di parrucchieri e saloni estetici

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A fare chiarezza è la Prefettura di Vicenza, il “braccio” dello Stato nel territorio, che alla fine si arroga la responsabilità di fornire una risposta tombale su come interpretare le restrizioni contenute nell’ultimo Dpcm sul tema dei saloni gestiti da parrucchieri/e ed estetiste e sulla zona arancione assegnata al Veneto in questa fase. Utilizzando la locuzione “contiguità territoriale” si permette ai clienti di recarsi verso i professionisti della bellezza di fiducia a patto di rimanere in prossimità della propria sede di residenza.

Per convenzione, spiega Confartigianato Vicenza dopo aver posto il quesito al prefetto berico Pietro Signoriello, non viene fissato un raggio chilometrico prefissato di riferimento, con una certa elasticità in ragione dell’area dove ci si trova. Di fatto viene autorizzato lo spostamento fuori del proprio comune di residenza, a patto di autocertificare – e quindi dimostrare – l’effettiva tappa in salone di bellezza. Lo stesso vale per gli studi di tatuatori vicentini, assimilati alle altre categorie citate.

Al dovere civico e fiscale di munirsi di regolare scontrino, si aggiunge, per così dire, quello prettamente “pandemico” di questi tempi, come giustificazione al ritorno dal taglio barba e capelli o dalla permanente, oppure garantirsi la prenotazione se oggetto di controlli in fase di andata. “Finalmente si fa chiarezza per i consumatori – commentano in coro Renata Scanagatta da Zugliano e Valeria Ferron da Vicenza, presidenti provinciali in ordine delle categorie Acconciatori la prima e Estetica di Confartigianato Imprese Vicenza la seconda – in merito alle conferme dell’interpretazione data dalla Prefettura sulla libertà di recarsi nei centri di bellezza in maniera ragionevole”.

Un chiarimento necessario che, a conti fatti, sblocca la situazione deficitaria di proprietari di saloni in comuni di piccole dimensioni e restituisce un più ampio ventaglio di libertà di scelta alla clientela. Evita per tutti, nel ramo, utenti e anche controllori, il disagio derivante da confusione e soggettività di interpretazione dannose per gli affari e foriere di polemiche. Da un sondaggio interno la clientela mediamente proviene da una distanza indicativa di 15 chilometri, che potrebbe fungere da indicatore.

“Una lettura che Confartigianato ha condiviso con enti locali e sindaci, e prima ancora con il Presidente della Provincia, nonché con gli organismi di vigilanza del territorio al fine di ottenere omogeneità di interpretazione. Passaggi doverosi a tutela di categorie economiche interessate e dei clienti, a fronte della mancanza di chiarezza nel recente Dpcm. Pareva quantomeno incoerente che parrucchieri, estetiste e tatuatori potessero rimanere aperti ma senza poter servire i loro abituali clienti – affermano le presidenti-. Dare continuità alle imprese del settore significa disincentivare l’abusivismo. Impedire gli spostamenti era ingiusto e irragionevole, considerando infine che i nostri trattamenti garantiscono il benessere delle persone e con esso anche la loro salute. In questo i clienti che hanno sempre dimostrato senso di responsabilità e continueranno a farlo”.