Maltempo e dintorni, Nardin lancia la “Guardia Nazionale”. Squarzon: “Enti locali soli”. Video

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Strade trasformate in fiumi, colline che cedono, famiglie evacuate nella notte. Il maltempo che ha investito il Nord Italia e il vicentino in particolare nel corso del 2024 ha evidenziato, ancora una volta, quanto fragile sia il nostro territorio di fronte alla furia degli eventi estremi. Ma se la natura corre, la politica può ancora permettersi di camminare?
Se ne è parlato in diretta nel talk “Senti Chi Parla”, dove istituzioni, tecnici e meteorologi si sono confrontati su ciò che è accaduto e su ciò che rischia di accadere di nuovo, se non si cambia rotta.

“Non è più un’eccezione: è la nuova normalità”
Il meteorologo Marco Rabito ha tracciato un quadro netto: “Questi eventi non sono più rari. Sono il nuovo volto del clima che cambia”. Le piogge torrenziali che hanno colpito il vicentino sono solo l’ultimo capitolo di una stagione segnata da instabilità estrema, alimentata da un Mediterraneo sempre più caldo e da dinamiche atmosferiche fuori controllo.

Il vicentino in ginocchio: “Danni ovunque, ma reagiamo”
Il presidente della Provincia di Vicenza, Andrea Nardin, riferendosi in particolare agli eventi della tarda primavera 2024, ha parlato senza giri di parole: “Abbiamo registrato danni ingenti a infrastrutture, scuole, edifici pubblici e privati. Alcune comunità sono rimaste isolate per ore. Ma la macchina dei soccorsi ha funzionato”.
Una macchina guidata da uomini come Mosè Squarzon, sindaco di Monte di Malo, che ha raccontato le ore più difficili con un velo di amarezza: “Ci siamo sentiti lasciati soli. I volontari hanno dato tutto, ma non possiamo più affidarci solo alla buona volontà. Serve una struttura stabile, professionale, che non si improvvisi ogni volta che piove troppo. E non parliamo poi dei rimborsi: è tutto sulle spalle degli enti locali: impensabile”.

“Il volontariato non basta più”: la proposta di Nardin
Proprio da questa consapevolezza è arrivata la proposta più forte della serata. Andrea Nardin ha lanciato un’idea destinata a far discutere: “È il momento di superare il concetto tradizionale di Protezione Civile. Serve una Guardia Nazionale per le emergenze ambientali, un corpo permanente, formato e pronto a intervenire. Il volontariato è prezioso, ma da solo non può reggere l’urto di eventi di questa portata”. Una visione che punta a trasformare la gestione delle emergenze in una vera e propria infrastruttura dello Stato, con risorse, mezzi e personale dedicato.

Prevenzione: la parola che manca nei bilanci
Il messaggio è chiaro: serve un cambio di passo. “Non basta più intervenire dopo. Serve prevenzione, manutenzione, cultura del rischio”, ha ribadito Squarzon. E su questo punto tutti gli ospiti hanno concordato: occorre investire in sistemi di allerta, formazione nelle scuole, messa in sicurezza del territorio. “La politica deve avere il coraggio di guardare oltre il prossimo temporale”, ha aggiunto Nardin.

Un’Italia fragile, da Nord a Sud
Il Veneto non è un caso isolato. Dalla Valle d’Aosta al Piemonte, dalla Lombardia all’Emilia-Romagna, il maltempo ha lasciato una scia di devastazione. Solo a Bardonecchia si stimano danni per oltre 3 miliardi di euro. Le richieste di stato di emergenza si moltiplicano, mentre i cittadini si chiedono quanto ancora dovranno aspettare per sentirsi al sicuro. Il cielo si è aperto, ma la vera tempesta – quella politica, quella delle scelte – è appena cominciata.