Raid punitivo per questioni di droga: presa la gang di giovani che ha terrorizzato il vicentino

Rapina a mano armata, lesioni personali aggravate, minaccia aggravata, porto abusivo di oggetti atti ad offendere, danneggiamento aggravato di proprietà privata: sono questi i reati per cui i carabinieri della tenenza di Dueville hanno indagato in concorso 12 giovani fra 22 e 27 anni, al centro di una spedizione punitiva legata allo spaccio di droga.

L’articolata indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica, ha portato alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei 12 giovani, di origini sia  italiane che romena, marocchina e senegalese.

I fatti sono avvenuti a Monticello Conte Otto fra il 29 e il 30 luglio 2020: una quindicina di giovani provenienti da altre zone della provincia a bordo di 3 auto erano piombati nella frazione di Cavazzale per compiere una vera e propria spedizione punitiva, maturata – ritengono gli inquirenti – a seguito di una partita di droga non pagata e per uno “sgarro”  da vendicare, in quanto il fratello del capo-banda era stato malmenato nei giorni precedenti. Le indagini hanno permesso di appurare che la banda era alla ricerca di quelli che venivano considerati i responsabili di questa “lesa maestà”, ovvero due pregiudicati residenti nella frazione del comune monticellese.

Il gruppo non era però a conoscenza dell’esatta ubicazione delle abitazioni dei due e ha così cominciato ad aggredire, picchiare e rapinare, indistintamente, chiunque si trovasse sulla sua strada, nell’intento di farsi dare l’indirizzo. Così in una tranquilla sera d’estate quattro giovani (di cui tre minorenni) completamente estranei ai fatti, per il solo fatto di essersi trovati nel posto sbagliato nel momento sbagliato, sono stati aggrediti mentre stavano semplicemente chiacchierando seduti su una panchina nel centro del paese. Sono stati picchiati selvaggiamente anche con un manganello estensibile e alcune bottiglie di vetro, e poi rapinati dei loro averi: hanno dovuto poi ricorrere anche alle cure mediche del pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo di Vicenza.

I ragazzi, terrorizzati, per provare a sottrarsi alla furia degli aggressori hanno addirittura suonato all’impazzata i campanelli delle abitazioni dei dintorni, scongiurando chi rispondeva di farli entrare per dargli riparo. L’intento della gang – spiegano i carabinieri in una nota – era anche quello di ingenerare paura per far vedere che erano loro “i padroni” e che nessuno doveva permettersi di mancare di rispetto.

I fatti si sono articolati in due tranche: alcuni della banda a seguito del primo raid della giornata del 29, non contenti, si sono ripresentati anche il giorno successivo, probabilmente portando con loro anche una pistola scacciacani al fine di intimorire ulteriormente chiunque si fosse frapposto e, dopo essere riusciti ad individuare l’abitazione di uno di quelli contro cui volevano scatenare la loro vendetta, hanno tentato di abbatterne il cancello e solo a seguito dell’intervento dei carabinieri, allertati dai vicini, si sono allontanati facendo perdere le loro tracce.

“…Non sai chi siamo, non ci facciamo problemi, se non mi dici dov’è ti ammazzo…”; “…sei finito e lo sai…non è finita , è appena iniziata…”; “…ti scoppio appena ti becco…”; “ti farò del male e poi ti mangerò vivo…”: questo il linguaggio utilizzato dalla banda nei confronti delle persone aggredite. Gli indagati sono Gabriel Luca (26 anni), Giovanni De Muni (26 anni), Florin Alin Ozdede (27), Alberto Constantin Ungueranu (22), Nabil El Kaouri (24), Giuseppe Leone (25), Daniel Gebremedin Gossa (22), Kenneth Oduro (25), Tarek Benyajjane (23), Manding Sefo Diaoula (22), un soggetto identificato e minorenne all’epoca dei fatti e un’altra persona già identificata e ricercata in quanto colpita da un’ordinanza cautelare. Uno degli appartenenti al gruppo, su cui pende un’ordinanza cautelare emesso dal GIP del Tribunale di Vicenza è al momento irreperibile e non si esclude che possa trovarsi all’estero. Un altro ragazzo era stato individuato tra i responsabili, ma è morto pochi mesi fa in un incidente stradale.

Dalla vicenda erano scaturite ben due interrogazioni in Consiglio Comunale di Monticello Conte Otto, dal momento che l’accaduto aveva ovviamente scosso la comunità locale generando un forte senso di insicurezza, proprio in relazione al fatto che la violenza era stata cieca e indistinta e avrebbe potuto colpire chiunque si fosse trovato a passare di lì in quel momento. L’informativa dei carabinieri che ha fatto luce sui fatti si compone da più di 300 pagine nelle quali i militari hanno raccolto un ingente quantità di materiale probatorio messo a disposizione dell’autorità giudiziaria, che ha convalidato l’operato dei militari dell’Arma.

Gabriel Luca, che per questi fatti, dopo un periodo trascorso nella casa circondariale di Vicenza si trova da quasi un anno in stato di arresto presso la sua abitazione in quanto è considerato uno dei leader del gruppo insieme al fratello Alexandru George, che quel giorno di fine luglio 2020 si trovava ricoverato a seguito dell’aggressione da cui era appunto poi scaturito il raid ritorsivo. Gli inquirenti, nell’attività investigativa hanno riscontrato non poche difficoltà dovute anche alla iniziale ritrosia a parlare da parte dei testimoni, proprio in relazione alla paura che questi soggetti   avevano diffuso e non si esclude pertanto che possano essersi resi protagonisti di ulteriori episodi criminosi non ancora denunciati in quanto i componenti della banda risultano tutti indiziati di svariati ulteriori reati gravi commessi nello stesso periodo in tutta la provincia di Vicenza per fatti non connessi, tra cui anche i gravi fatti avvenuti nella notte di capodanno 2021 sull’Altopiano.

In quella occasione i due fratelli, considerati tra i leader del gruppo, insieme ad altri degli indagati, misero a soqquadro un noto hotel di Roana e picchiarono alcuni clienti, tra cui un padre di famiglia che stava trascorrendo una vacanza insieme alla moglie e alla bimba piccola e che si ritrovò con il setto nasale fratturato per le botte ricevute. In quella occasione furono aggrediti pure gli equipaggi delle pattuglie di carabinieri intervenuti.
I carabinieri invitano i cittadini a rivolgersi presso i comandi presenti sul territorio nel caso qualcuno degli indagati venga riconosciuto quale autore di altre malefatte in danno di persone o cose nella provincia di Vicenza.
Come sempre, l’Arma sottolinea come, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagini in relazione alle vicende sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.