Ogni anno un massacro: anfibi a rischio, ci sono i “rospisti”. Ecco chi sono

Rospi, tritoni, salamandre e rane. Dopo le piogge dei giorni scorsi e proprio in questa stagione, capita spesso di incrociarli nelle strade, intenti a raggiungere i vicini corsi d’acqua. Una vera e propria avventura che spesso però non ha un lieto fine: tutt’altro che rari infatti quelli che vengono schiacciati dalle auto. Una brusca antropizzazione e cementificazione del territorio che in poche decenni ha cambiato volto a paesaggi prima regno indisturbato di una fauna ricca per quantità e qualità e che ora mina la loro stessa sopravvivenza.

Ascolta “Fabio Cappelletto di SOS Anfibi” su Spreaker.

A raccontarlo ai microfoni di “Parlami di te” con Mariagrazia Bonollo e Gianni Manuel, Fabio Cappelletto, uno dei referenti dell’associazione SOS Anfibi di Vicenza, attiva in tutto il territorio provinciale specie tra la metà del mese di febbraio e la fine di aprile proprio per salvare questi animali. Nato nel 2016, il sodalizio è particolarmente operativo tramite una rete di volontari attivi, anzitutto, su tre macro aree: Laghi, dove in una sola serata si possono contare fino ad oltre 500 animali in movimento, Forni di Valdastico, sito nel quale incombe la strada provinciale verso Trento ed infine lungo la SP68 che collega Calvene a Camisino di Caltrano, con un gruppo costituitosi in tempi più recenti. Preziosi anche i “rospisti” in azione anche nelle zone attigue al Lago di Fimon, Brendola e sull’Altopiano dei Sette Comuni: “La loro presenza – spiega Cappelletto – è sintomo di un habitat sano, utilissima al buon mantenimento dell’equilibrio ecologico. Muniti di secchio e retino, la nostra attività consiste nell’aiutarli proprio nell’attraversamento della strada, segnalando agli automobilisti di rallentare la velocità”.

Cartelli di attenzione installati dal Comune di Calvene

Fondamentale anche promuovere sempre più iniziative risolutive come ad esempio tunnel di passaggio sotto stradali entro i quali canalizzare le migrazioni senza alcun rischio, oltre che una maggiore segnaletica nelle zone più critiche: “Servirebbe un aggiornamento della normativa che oggi tutela più la raccolta che la natura – ammette Cappelletto – da qui la volontà di sottoporre una proposta di legge che si curi della cosiddetta fauna minore”.

Che tanto minore non è: come in puzzle dove ogni tassello ha il suo posto è non intercambiabile. Un sistema fragile quanto meraviglioso, da preservare anche contro l’indifferenza che lo vorrebbe relegato a problema di scarso rilievo.