“Open to meraviglia” sbaglia anche sul Teatro Olimpico: “Affacciato su piazza dei Signori”

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Fa discutere anche nel Vicentino la campagna di promozione del turismo in Italia voluta dalla ministra Daniela Santanché, costata 9 milioni di euro e che si basa sul sito Italia.it e sulla figura della Venere del Botticelli, ridotta a influencer digitale.

Se nei giorni scorsi tanto si è discusso dell’oggetto della campagna dal claim “Open to meraviglia“, ossia appunto la Venere-influencer, dopo si è passati a criticare apertamente la scarsa qualità dei contenuti del video promozionale di lancio (tutta la campagna è curata da una delle maggiori agenzie pubblicitarie d’Italia, la Armando Testa).

La scena della cantina in cui brinda un gruppo di amici è stata infatti girata nella cantina Cotar a Gorjansko,in Slovenia. Di italiano, zero, insomma.
Non solo: come rivelato dal produttore e regista triestino Massimiliano Milic, che ha reso pubblica la gaffe del Ministero, la clip è stata presa da Artgrid, un archivio stock, ed è firmata da Hans Peter Scheep. Insomma, un video raffazzonato prendendo i contenuti qua e là da chi vende pacchetti di immagini e video generici. Neanche la briga di produrre un video vero e proprio.Insomma, pare un sito e una campagna allestita in fretta e furia per compiacere, vien da pensare, la politica, e per questo colma di gaffe e imprecisioni, tanto che il video stesso è stato ritirato e non è più disponibile su Youtube.

In contemporanea, nell’occhio del ciclone è finito anche il sito Italia.it, “Sito ufficiale del turismo”, curato dal Ministero del Turismo, l’Enit (Ente del Turismo in Italia), con i fondi del Pnrr – Next Generation Eu.
Dovrebbe essere la vetrina dell’Italia nel mondo per attirare stranieri nel Bel Paese, ma le traduzioni automatiche hanno creato effetti grotteschi: la città di Camerino, ad esempio, è diventata ‘Garderobe’.

Oggi poi l’ultima chicca: nell’occhio del ciclone finisce anche Vicenza con i suoi gioielli, il palladiano Teatro Olimpico, meta ogni ogni anno di decine di migliaia di turisti da tutto il mondo, e il salotto della città, Piazza dei Signori, con la sua Basilica Palladiana.

Fra le proposte di visita della città, con il racconto di monumenti ricchi di storia e le ville palladiane piene di arte, spicca infatti la descrizione di due dei luoghi principali che un turista cerca quando arriva in città: lo splendido Teatro Olimpico diventa così “affacciato sulla suggestiva piazza dei Signori”, mentre la Basilica Palladiana risulta “situata sulla stessa piazza in cui affaccia il Teatro Olimpico”. Vicini vicini, insomma: sei in piazza e li hai lì entrambi. Peccato che poi il turista dell’Olimpico non trovi traccia, dato che sorge a 600 metri e a setti minuti a piedi.
Come se non bastasse, la Basilica Palladiana – sempre a leggere Italia.it – sarebbe una riprogettazione dell’antico “Palazzo della Regione” (anziché della Ragione) e “Palladio lo vide completato prima di morire” (fatto non vero), Castelfranco Veneto viene collocato nella provincia di Vicenza e si usa una foto di Piazza dei Signori per parlare di villa Caldogno, mentre le “ville del basso vicentino” sono illustrate da un’immagine della loggia Valmarana, che si trova ai Giardini Salvi nel capoluogo. E così via, tra errori ed orrori evitabili con una semplice ‘googlata’? o una letta a Wikipedia, come uno studente qualsiasi.

Chi si occupa di comunicazione sa perfettamente che l’incubo di qualsiasi agenzia pubblicitaria è uscire con errori di comunicazione e perdere credibilità. Errori di questo tipo ti affossano e per questo quando si consegna al cliente una campagna si guarda e riguarda quanto prodotto, si fa leggere e scandagliare tutto da esterni, si cerca il pelo nell’uovo per non fare brutte figure. Inoltre esiste tutta una fase ‘demo’, ossia di test, che serve proprio per fare il rodaggio alla macchina comunicativa che si mette in campo prima di darla in pasto al pubblico.
Tanti errori insieme da un’agenzia blasonata come la Armando Testa, suonano davvero strani. E chi si occupa di comunicazione sa che peggio dell’errore c’è solo un committente che non si fida, ti fa fare tremila provini e poi decide di fare di testa sua. Tanto più se poi il ‘cliente’ a sua volta era titolare (come la ministra Santanché) di una agenzia di comunicazione (la Visibilia, della quale peraltro a novembre la Procura di Milano ha chiesto il fallimento, con tanto di indagini per falso in bilancio e un “buco” per quasi un milione di euro): che sia successo così?