Addio al piccolo Mirco, di 3 anni. Trascorsi in ospedale a lottare contro una malattia rara

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L'ospedale romano attraverso i canali politici italiani aveva tentato di accogliere la piccola Indi

La comunità di Quinto Vicentino, insieme ai parenti, amici e colleghi dei giovani genitori del piccolo Mirco, si radunerà nel pomeriggio nella chiesa parrocchiale del paese. Per salutare un piccolo angelo, che finchè è stato sorretto dalle ali della vita ha lottato di ospedale in ospedale per avere la meglio su una malattia rarissima che, purtroppo, ha avuto il sopravvento negli ultimi mesi. Il piccolo Mirco Faccio, figlio di Enrico e Silvia, coppia anche loro di angeli, custodi stavolta, ha spiccato il volo verso il cielo nel giorno della Natività.

Una giornata che non ha potuto essere di festa e di scambio di doni e auguri, per coloro che hanno accompagnato la giovane coppia di genitori ai quali il dono più prezioso è stato tolto, dopo un calvario in cui non sono mancati, almeno, barlumi di luce e speranza e quella tenacia che solo l’amore di un padre e una madre per il proprio figlio possono conferire. Oggi alle 15 saranno celebrate le esequie, dopo un ultimo viaggio che porterà il feretro bianco dall’ospedale di Bergamo all’hinterland Vicenza, tra lacrime, preghiere, parole di conforto sussurrate e silenziosi abbracci di condivisione.

Il bimbo nato nel 2016 sin dalle prime settimane di vita aveva manifestato dei seri problemi di salute, di natura intestinale e aggravati da immunodeficienza alle malattie, con una diagnosi difficile da mettere nero su bianco nella prima fase di accertamenti clinici. Si trattava di una malattia rarissima, la Mia-Cid, un morbo subdolo che lasciava pochi margini di manovra agli specialisti e ai genitori: tutti insieme, però, hanno deciso di non demordere e tentare ogni via percorribile per curare il piccolo Mirco, passando per terapie e trapianti di midollo ed intestino, con il corollario di rassicurazioni sul buon esito e intoppi critici, dal S. Bortolo di Vicenza al Bambin Gesù di Roma fino all’ospedale di Bergamo. Per tre anni. Tutti centri e reparti specializzati in cui il bimbo, prima neonato e poi infante, è stato seguito tenendo in vita il filo di speranza dei suoi genitori, spezzatosi il giorno di Natale dopo delle complicanze non prevedibili.

A unirsi le dolore anche le comunità di Gambugliano, paese d’origine della madre, e in particolare quella della frazione di Valproto, dove il bimbo avrebbe dovuto crescere sano e sereno attorniato dall’affetto dei genitori se un crudele destino non avesse strappato il piccolo angelo al loro abbraccio.