Terzo mandato, sindaci vicentini alla conta: chi conferma e chi ci pensa. E Balzi saluta

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Il lungo tira e molla del governo prima di arrivare a decretare tramite l’ok del Consiglio dei Ministri al cosiddetto “terzo mandato”, aveva tenuto col fiato sospeso anche molti primi cittadini del vicentino, incerti se sgombrare la scrivania da foto ricordo e scartoffie accumulate in un decennio di amministrazione o rimanere a completare il percorso avviato in vista ormai del sempre più imminente election day del prossimo 8 e 9 giugno.

Un via libera che ha di fatto spalancato le porte ad un ulteriore quinquennio per i comuni da 5001 a 15.000 abitanti e che ha invece tolto ogni limite per quelli al di sotto dei 5mila. E se nel caso dei comuni più piccoli, l’opportunità ha ingolosito da Emanuele Munari per Gallio, a Emilio Leoni in quel di Lastebasse sino a giù a San Pietro Mussolino con Gabriele Tasso passando per il sempreverde Giordano Rossi a Velo D’Astico che di mandati alle spalle ne ha già 3 consecutivi più ulteriori dieci anni intervallati solo da un turno di riposo, l’affaire si fa invece più ingarbugliato per i centri più grossi.

Se infatti a Isola Vicentina Francesco Enrico Gonzo viene dato per certo, Dino Magnabosco a Montebello Vicentino e Paolo Pellizzari ad Arcugnano sembrano ancora voler attendere prima di ufficializzare. Non trapela nulla di definitivo nemmeno dal medio Astico dove Luca Cortese a Sarcedo e Sandro Maculan a Zugliano per ora non si sbottonano anche se le rispettive compagini stanno promuovendo incontri propedeutici a serrare le fila. Attendista benché acclamato a gran voce anche Roberto Rigoni Stern ad Asiago: non si farebbe pregare invece più di tanto Davide Faccio a Trissino che anche grazie al suo impegno di consigliere provinciale vedrebbe naturale proseguire con un terzo mandato.

Sembrerebbe ben disposta anche Giusy Armilletti, sindaco di Dueville così come Erminio Masero a Piovene Rocchette, che pur non avendo mai fatto mistero di ambizioni veneziane, resta molto legato alla sua comunità ai piedi del Summano. Quasi contro tendenza invece Franco Balzi , che dopo un decennio al timone di Santorso, avrebbe preferito cedere il testimone: una decisione che, confessano fonti vicine al primo cittadino, nascerebbe da un’esigenza quasi “etica” di garantire un sano processo di ricambio e la possibilità che i cittadini elettori possano quindi contare su facce nuove.

Una sorta di necessità democratica in contrasto, tra gli altri, con Anci che sta invece spingendo affinchè anche i grandi comuni possano contare su un terzo giro di valzer: un ultimo ballo tra l’idea quasi romantica del “non sono nessuno ma nessuno sarà mai come me” e la tangibile esigenza di non perdere amministratori che sono diventati nel tempo punto di riferimento e risorsa di un territorio dove – va comunque detto – pensare al domani si fa sempre a tempo.