Test rapidi per il Covid in farmacia: 18 le adesioni, ma mancano gli infermieri

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Si inceppa di fronte al solito e prevedibile problema della mancanza di infermieri il progetto di fare i test rapidi per il Covid-19 in farmacia.

Lo spiega il presidente di Federfarma Vicenza, Giovanni Battista Scaroni: «L’iniziativa ha una grande valenza sociale, ma se i farmacisti potessero svolgere i tamponi direttamente il servizio potrebbe essere molto più capillare nel territorio».

Pochi giorni dopo, infatti, l’approvazione definitiva del protocollo tra Regione e Federfarma Veneto, sono già 18 le farmacie vicentine che hanno iniziato a svolgere i test rapidi per la diagnosi del Covid-19: 7 nel territorio dell’Ulss 8 Berica e 11 in quello dell’Ulss 7 Pedemontana.

Un dato positivo, ma Scaroni non nasconde le difficoltà che sono subito emerse: «Sicuramente si tratta di un primo risultato importante, considerando l’impegno richiesto alle farmacie sul piano organizzativo e il fatto che quelle che hanno aderito si sono preparate a offrire questo nuovo, importante servizio durante le festività. Di fatto ad oggi abbiamo creato 18 nuovi Punti Tampone in provincia, ai quali si accede su appuntamento e quindi senza attese, vicino a casa dei cittadini e in un ambiente per loro familiare e rassicurante. E tutto questo con un costo fortemente calmierato grazie all’accordo con la Regione Veneto, offrendo un servizio che non sostituisce quello delle strutture pubbliche, ma complementare rispetto a queste ultime. È evidente dunque che si tratta di un’iniziativa che ha una grande rilevanza sociale in questo momento, ma proprio per questo motivo sarebbe importante favorirne la diffusione in modo più capillare».

Fin da questa fase di avvio, tuttavia, è subito emersa una criticità che sta rendendo difficile a molte farmacie aderire al progetto: «Le farmacie – continua il presidente di Federfarma Vicenza – faticano a trovare infermieri disponibili, in un momento di generale carenza delle figure sanitarie. Per questo motivo, come farmacie chiediamo di rivedere il protocollo al fine di poter effettuare direttamente i tamponi, non perché vogliamo invadere gli ambiti di competenza di altre professioni, ma perché in questo momento sarebbe l’unico modo per garantire all’iniziativa una maggiore diffusione. E voglio ricordare che all’estero vengono già utilizzati con successo altri modelli organizzativi che non prevedono l’impiego degli infermieri, quindi sarebbe del tutto possibile affidare la gestione del servizio direttamente ai farmacisti, in piena sicurezza e con il massimo dell’affidabilità».