Simone Salvagnin: “Per un curioso come me, il limite non è un problema”

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Foto Facebook Simone Salvagnin

Ci sono due modi generalmente di affrontare le difficoltà che la vita ci pone: accusare il colpo e lasciarsi deprimere oppure farsi forza e ripartire più determinati di prima, con la voglia di conoscere e esplorare dentro e fuori di se, superando i limiti. Simone Salvagnin 38enne di Schio, ipovedente, ha scelto questa seconda strada riuscendo nell’impresa di vincere la medaglia d’oro ai campionati mondiali di Paraclimbing nel 2021, divenendo un esempio per tutte le persone con disabilità.

All’età di dieci anni  a Simone, di Schio, viene diagnosticata una retinite pigmentosa, una patologia degenerativa della retina che porta a chi ne è affetto una visone limitata della percezione visiva: “Mi ha tolto la possibilità di vedere centralmente all’occhio, ma comunque mi rimane un minimo di percezione” ha raccontato ai microfoni di Radio Eco Vicentino.

Foto Facebook Simone Salvagnin

“I primi anni quando ho scoperto di aver questa grave malattia – ricorda – sono stati traumatici, a scuola mi è stata assegnata un’insegnate di sostegno: in classe è come se ti mettessero  un cartello addosso e  ciò  ti spaventa, in realtà scopri nella vita andando avanti che questo può essere un plusvalore”. Simone nonostante la sua disabilità non si è perso d’animo e ha affrontato la propria malattia con uno spirito sempre nuovo e positivo, perché tutto si può superare con la forza di volontà e con il sorriso. Nella sua vita ha coltivato molte esperienze come massaggiatore, consulente e oggi lavora in un ufficio di comunicazione e marketing.

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Foto Facebook Simone Salvagnin

Ma le sue vere passioni sono lo sport e la musica: “Ho vissuto la dimensione sportiva fin da quando ero piccolo, ho sempre fatto tanto sport dalla pallamano al basket, dal nuoto allo sci – spiega Salvagnin – e con l’avvento della malattia ho dovuto abbandonare alcune di queste attività, ma grazie a un corso di percussioni africane, ho scoperto il mio amore per la musica: da lì mi è tornata la voglia di vivere e di muovermi tra le mie montagne che frequentavo da bambino”.
Il campione paraolimpico oggi è referente della Federazione Sportiva Italiana di Paraclimbing: “Questo termine è la declinazione paraolimpica dell’arrampicata sportiva, è una disciplina si svolge su strutture sintetiche che hanno l’obbiettivo di simulare quelle che sono le difficoltà che si trovano in roccia”.

Simone oltre ad essere un’atleta e un musicista è anche un grande viaggiatore: lo scorso novembre ha deciso insieme alla guida alpina Luca Montanari di andare in Nepal. Il viaggio aveva l’obbiettivo sociale di promuovere il progetto di turismo sostenibile Garima Voyage e di dare a quei territori la Certificazione di Destinazione Sostenibile: “Si andava a salire questa montagna, il Gamchempo con un’altitudine di 6.378 metri, all’interno di un progetto di base nepalese – continua Simone – e abbiamo girato un docufilm per parlare del Nepal, non solo delle montagne. Sarà presentato al Trento Film Festival e sarà visibile a fine maggio a Vicenza”.

Il Nepal non è il solo viaggio che Salvagnin ha fatto: in tandem con un gruppo di amici, partendo da Schio è arrivato fino in Uzbekistan. Inoltre sempre con le due ruote ha attraversato tutto il Cile e ha fatto il cost to cost dall’oceano Atlantico all’oceano Pacifico in Sud America.

Foto Facebook Simone Salvagnin

Insieme alla sua compagna Lucia, Simone ha creato anche un portale web Emozionabile l’emozione non ha confini che raccoglie esperienze accessibili per le persone con disabilità su tutto il territorio italiano: “L’obiettivo principale è spingere le persone ad avere emozioni, spesso quando hai una disabilità non è cosi semplice pensare di poterlo fare – spiega l’ospite scledense questo portale è un contenitore di esperienze, un invito a scoprire nuove passioni”. Grazie a questo progetto è stato possibile accompagnare persone non vedenti a conoscere in modo nuovo la montagna, attraverso il trekking, l’arrampicata, ma anche andando nei boschi abbracciando gli alberi.

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Andrea Falcone