Morte dell’ambasciatore Luca Attanasio, condannati all’ergastolo i sei imputati

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Sono state condannate all’ergastolo le sei persone ritenute responsabili della morte dell’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci, che faceva parte della scorta e l’autista del World Food Program Mustapha Milambo, feriti a morte da colpi di arma da fuoco in un’imboscata tesa da criminali a un convoglio del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) con cui viaggiava nella provincia di Kivu Nord.

Cinque imputati erano alla sbarra, mentre il sesto è latitante. L’accusa per loro aveva chiesto la pena di morte, ma nella Repubblica Democratica del Congo vige una moratoria per cui le condanne alla pena capitale vengono commutate in ergastolo. La difesa aveva invece chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto, o anche solo per il fatto che c’erano dei dubbi sulle reali responsabilità degli accusati. Arrestati lo scorso gennaio, infatti, i cinque dapprima avevano fatto qualche ammissione, salvo poi dichiararsi innocenti sostenendo di essere stati spinti alla confessione con atti di violenza. Circostanza, questa, negata all’accusa.

La difesa però può ricorrere in appello per la condanna all’ergastolo. I condannati sono stati processati per omicidio, associazione a delinquere e detenzione illegale di armi e munizioni da guerra, ed erano stati descritti come “componenti di una banda criminale dedita alle rapine di strada e che voleva rapire l’ambasciatore a scopo di riscatto ma che poi l’aveva ucciso assieme ai due suoi collaboratori”.

Dal canto suo l’Italia, quale parte civile e fortemente contrario alle esecuzioni, aveva chiesto che venisse inflitta direttamente una giusta pena detentiva.