Sondaggio choc nella chat di classe: “Chi meritava di essere uccisa?”

Violenza sulle donne (foto di archivio)

Un momento di blackout difficilmente giustificabile. Tanto è bastato per un ragazzo che frequenta una scuola superiore di Bassano del Grappa per decidere di avviare un macabro sondaggio sulla chat di classe: “Chi meritava di essere uccisa?” e poi i nomi a scelta tra Giulia Tramontano, Mariella Anstasi e Giulia Cecchettin.

Prima di rendersi conto della gravità del gesto e di cancellare tutto, almeno altri tre compagni avrebbero pure dato seguito al sondaggio dell’orrore, esprimendo una scelta. Un fatto che però ha talmente scosso la coscienza degli altri studenti che prontamente non avrebbero esitato ad allertare il corpo docente. La famiglia dell’alunno coinvolto si sarebbe già affidata ad un legale: nel frattempo, dal ragazzo, oltre ad un’accorata lettera di scuse, ammettendo di non aver minimamente ragionato su quanto fatto, sono arrivate le scuse anche ai genitori, ai compagni e soprattutto a tutte le donne vittime di violenza. Comprensibile lo sdegno e l’incredulità di molti, interpretata fra gli altri anche dal presidente della Regione Veneto: “Ai ragazzi coinvolti – ha dichiarato Luca Zaia – rivolgo un invito a riflettere sulle proprie azioni, a prendere consapevolezza della gravità di quanto accaduto e ad assumersi la responsabilità del cambiamento. Le parole, anche quando pronunciate in contesti virtuali, hanno un peso e possono generare conseguenze molto reali”.

Uno screenshot del sondaggio poi rimosso

Significativo anche il messaggio  della rete “Women for Freedom“, da anni in prima linea nella promozione dei diritti delle donne e nella prevenzione contro la violenza di genere: “Il nostro intento non è quello di fermarci all’accaduto o di scoprire chi è stato, certi che la classe, il corpo docente e la famiglia sapranno gestire questo fatto molto grave. La nostra volontà è quella di mettere in risalto, ancora una volta, l’assoluta necessità di un reale cambiamento nella nostra società. Noi intensificheremo le nostre attività sulla cultura del rispetto nelle scuole, nelle aziende e nella società. Ci viene in mente un proverbio africano: “per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio…” per dire che tutti noi siamo responsabili e possiamo fare la differenza con il nostro modo di essere, di esprimerci, di agire”.

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