A Santorso una nuova frontiera per la cura del tumore al fegato: introdotto farmaco “target”


Un passo avanti nella cura dei tumori addominali, più nello specifico al fegato, è compiuto dall’ospedale di Santorso. Questo grazie all’introduzione di un nuovo farmaco oncologico destinato al trattamento delle mutazioni delle cellule maligne che aggrediscono l’organo vitale per il metabolismo umano.
Una terapia innovativa, come spiega il primario dottor Franco Bassan che comporta una notevole riduzione sul piano degli effetti collaterali e un aumento dell’aspettativa di vita per i pazienti, rispetto ai trattamenti tradizionali.
Un’introduzione di nuovi strumenti farmacologici che presuppone anche un innalzamento degli standard nelle diagnosi di neoplasie, in modo da utilizzare in maniera mirata medicine denominate “target” che agiscono direttamente sulle cellule malate. Nell’ultimo anno, nel solo bacino dell’Ulss 7 Pedemontana nei due poli di distretto, si contano 1.300 patologie oncologiche: più comuni il tumore alla mammella (330 casi), all’apparato gastroenterico (200 casi), al polmone (200 casi) e alla prostata (180 casi). Attualmente, circa 700 pazienti sono in trattamento attivo, mentre ben 15 mila sono sottoposti a controlli periodici.
Il dottor Franco Bassan, da anni direttore dell’Oncologia, ha illustrato i benefici di questa nuova classe di farmaci: “Questo farmaco rientra nella categoria delle cosiddette “terapie target”, ovvero farmaci di nuova generazione che vanno a colpire specifici bersagli tumorali, consentendo di incrementare l’efficacia della risposta, sia in termini di percentuale di guarigione completa, sia come prolungamento dell’aspettativa di vita“. Nello specifico, il farmaco agisce sul sistema immunitario attivando una reazione che va a contrastare le cellule ammalate. Per il successo delle terapie mirate, l’identificazione precisa della mutazione cellulare responsabile del cancro è fondamentale.
Il dottor Bassan ha chiarito questo aspetto: “Il bersaglio delle terapie target è di tipo molecolare, dunque non è sufficiente conoscere la localizzazione del tumore per trovare il farmaco giusto, ma occorre individuare la specifica mutazione cellulare”. Il tutto richiede un’evoluzione parallela nelle tecnologie diagnostiche e nelle competenze professionali: “Per questo motivo di pari passo con lo sviluppo della tecnologia farmaceutica è fondamentale anche l’evoluzione della tecnologia diagnostica e la competenza all’interno del team coinvolto: mi riferisco al laboratorio di Anatomia Patologica ma anche alla Radiologia, per l’esecuzione delle biopsie”. Lo staff di reparto è composto da 7 medici, due dei quali con incarichi di alta specializzazione in patologia oncologica gastroenterica e urogenitale. Entro la fine dell’anno, un ulteriore specialista in formazione si unirà al team, rafforzando ulteriormente le capacità del reparto.
Carlo Bramezza, Direttore Generale di Ulss 7 Pedemontana, ha sottolineato l’intento di base per il quale si è data questa comunicazione al pubblico attraverso un comunicato stampa: “Abbiamo voluto evidenziare l’utilizzo di questo nuovo farmaco – dice – per dare un messaggio alla popolazione, che deve sapere di essere assistita al meglio dalla nostra Oncologia, con la possibilità di accedere a tutte le più moderne terapie e con il supporto di un gruppo di lavoro multidisciplinare di alto livello”.
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