La caldaia rotta agevola la fusione: la Primaria di Chiuppano va a scuola con Carrè

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Metti una caldaia che si rompe proprio quando il freddo bussa alle porte. Metti un intero plesso scolastico costretto a operare con temperature non certo accessibili. Dove mandare tutti gli alunni della Primaria di Chiuppano se non dai “cugini” di Carrè?

Un quesito che ha subito trovato risposta grazie alla sinergia dell’Istituto Comprensivo “Nicolò Rezzara”, che si compone di sei plessi scolastici dislocati tra i comuni di Chiuppano, Carrè e Zanè, ma anche grazie agli ottimi rapporti di buon vicinato tra le due amministrazioni ai piedi delle Bregonze che – giusto il tempo di sbrigare la burocrazia di rito – hanno subito trovato la quadra per garantire una continuità di servizio: “Prevedere l’ospitalità per i ragazzi di Chiuppano – spiega Valentina Maculan, sindaca di Carrè – è stato tutto sommato facile, parliamo di un’istituto che di fatto è già un’unica realtà, gli spazi ci sono senza stravolgere nulla e siamo quindi felici di correre in soccorso”.

Cinque le classi – l’intera popolazione scolastica chiuppanese – che da lunedì 27 ottobre per almeno un paio di settimane lasceranno quindi la sede di Via XXV Aprile per sedersi fra i banchi di Carrè. Una mescolanza che in più di qualcuno ha stuzzicato il pensiero di ciò che potrebbe accadere in un futuro non troppo distante, qui dove nel 2018 un referendum, bocciato proprio da parte chiuppanese, ha congelato il progetto di fusione fra le due comunità da sempre legate a doppia mandata: “Questa situazione è capitata all’improvviso – spiega ancora Maculan – ma sarà un’interessante prova generale. Oltre che, di sicuro, un bel momento di comunità e di felice aggregazione”.

Parole che trovano completamente concorde anche il collega primo cittadino di Chiuppano, Andrea Segalla, contrariato solo dell’improvvisa rottura di un impianto termico tutto sommato recente: “Questo accadimento ci costringe ad un ragionamento che la nostra amministrazione già porta avanti con grande trasparenza da tempo: i numeri parlano di un calo che in pochi anni ha visto scendere il numero dei nostri ragazzi a 80 unità delle oltre cento che avevamo. Razionalizzare gli spazi pubblici avendo come bandiera una didattica di qualità: non sono 500 metri in più da fare a doverci preoccupare, quanto l’idea di offrire il meglio alle nostre giovani generazioni. Opportunità che in un sforzo corale, sicuramente saranno maggiori. Guardo quindi con fiducia a questo test unitario: ciò che conta è che aver agito con lungimiranza oggi non costringerà alcuno a perdere fosse anche un solo giorno di scuola”.

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