Sanità, scontro sul distretto. Grotto: “Perdiamo servizi”. Bramezza: “Messaggi fuorvianti”

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Clima incandescente tra l’amministrazione comunale e l’Azienda Ulss, dopo il trasferimento della sede dell’Assistenza Domiciliare Integrata da Piovene Rocchette alla nuova Casa di Comunità di Arsiero. Un atto previsto dal Decreto Ministeriale 77/2022, secondo l’Azienda sanitaria, ma vissuto come un segnale di impoverimento territoriale da parte del Comune e della cittadinanza.

Forte dissenso è stato quindi manifestato dal sindaco Renato Grotto attraverso uno scritto pubblico, denunciando una progressiva riduzione dei servizi sanitari nel distretto di Piovene. L’amministrazione, ha sottolineato a più riprese e con toni particolarmente diretti come negli ultimi quindici anni il territorio abbia già subito la chiusura di diversi ambulatori specialistici, col timore che la concentrazione dei servizi in pochi comuni — come Arsiero — possa aggravare ulteriormente la situazione. “Piovene rappresenta un baricentro strategico per oltre 20 mila abitanti nel raggio di due chilometri – scandisce deciso il primo cittadino – il trasferimento dell’ADI ad Arsiero, distante diversi chilometri, non solo allunga i tempi di risposta, ma crea anche difficoltà operative ai medici di base che collaborano con il servizio”.

E se l’amministrazione ritiene che il progetto sia stato approvato con leggerezza da parte dei sindaci coinvolti, non nasconde nemmeno una critica rivolta al precedente sindaco Erminio Masero, sotto il cui mandato fu avallata la nuova collocazione. Grotto ha quindi annunciato l’intenzione di monitorare costantemente la situazione per evitare ulteriori perdite di servizi, sollevando anche dubbi sulla futura conferma delle medicine di gruppo integrate da parte della Regione. Il timore è che il territorio possa ritrovarsi, nel medio periodo, privo di medici di base.

La risposta dell’Azienda Sanitaria: “Nessuna penalizzazione per i cittadini, sindaco sia corretto”. L’Azienda sanitaria ha risposto con fermezza alle critiche, chiarendo che il trasferimento dell’ADI è stato un atto dovuto e che non comporta alcuna riduzione dei servizi. “Non esiste alcuna diminuzione dei servizi erogati dal distretto di Piovene,” ha precisato il Direttore Generale, definendo fuorvianti le affermazioni circolate. La sede ADI, ha spiegato, è uno spazio operativo riservato agli infermieri, che si recano direttamente al domicilio dei pazienti: non è previsto l’accesso da parte degli utenti, né il trasferimento ha inciso sull’efficacia dell’assistenza. Anche sul fronte delle comunicazioni tra medici di base e ADI, l’Azienda ha chiarito che le richieste vengono gestite tramite canali dedicati – mail e telefono – indirizzati alla centrale ADI di Thiene, indipendentemente dalla sede fisica. “Il trasferimento non comporta alcuna variazione operativa per i medici e per la comunità,” ha concluso il Direttore, invitando il sindaco Grotto a mantenere un atteggiamento più corretto nei confronti dell’Azienda, alla luce dei numerosi incontri già avvenuti per chiarire la questione.

L’affondo di Cunegato: “Il Dg Bramezza vorrebbe la censura”. Sul dibattito è intervenuto anche il candidato consigliere per Avs alla prossima tornata regionale, Carlo Cunegato, da sempre attivo sulle tematiche legate alla sanità: “Le preoccupazioni del sindaco Grotto sono perfettamente fondate, condivisibile e diffuse. Da anni il Dg Bramezza, di fronte ad alcune nostre denunce sul declino di molti servizi, sempre accertate e documentate, rispondeva che non erano vere. Le parole con cui oggi Bramezza si riferisce al sindaco di Piovene sono di una gravità inaudita, i toni appaiono intollerabili. Il Direttore Generale, si legge, “bacchetta” il sindaco e lo invita “a tenere un comportamento più corretto nei confronti dell’azienda sanitaria, anche in seguito ai numerosi incontri avuti”. Ci rendiamo conto della gravità di tali affermazioni? Bramezza invita i sindaci a stare zitti. Promuove la censura. Siamo in una democrazia e i sindaci non hanno solo il diritto, ma anche il dovere di custodire e proteggere i servizi per i loro cittadini. Aprire un dibattito pubblico su temi rilevanti per la comunità non è lesa maestà, ma esercizio della cittadinanza democratica”.

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