“Noi che le emozioni le viviamo a mille”: generazione Z, altro che superficiali

E’ una puntata davvero speciale quella di Senti Chi Parla, dedicata all’universo giovanile e chiamata a riunire attorno allo stesso tavolo tre voci emblematiche della Generazione Z: Nicole Reato, modella e indossatrice, già Miss Provincia di Vicenza 2025, Nicola Camporiondo, giovane influencer cattolico e studente di teologia e Marco Sartori, speaker radiofonico, presentatore e vicepresidente di un’associazione di volontariato giovanile.

Tre percorsi diversi, tre sensibilità, un’unica domanda di fondo: come vivono davvero i giovani di oggi? Il confronto parte da quelle che gli adulti liquidano come “banalità”, ma che per i ragazzi hanno un peso enorme: « Per certe cose, per un no a una serata, impazzisci. E magari ti dicono: “Eh, ma dai, cosa vuoi che sia?” – racconta Nicole – per noi è tipo la fine del mondo… è brutto da dire, però è la realtà dei fatti». Il tavolo annuisce annuisce: «Sono problemi che vent’anni fa non c’erano. Adesso per spiegare cosa vuol dire buggare ci vuole un corso accelerato». E arrivano gli esempi, semplici ma rivelatori: «La discoteca. Tu non puoi andare, ma i tuoi amici sì. Non è la stessa mentalità di una volta. Non possono capire quanto un ragazzo ci tenga, eppure dicono che sono banalità. Però ti fanno pensare molto».
E il conduttore scherza sul linguaggio giovanile, ammettendo di aver studiato per non farsi trovare impreparato, ma il tono cambia quando Nicola chiede di parlare della Chiesa: «Il grande problema della Chiesa sono i tempi. Arriva ottant’anni dopo, sempre sui problemi di ottant’anni fa, che però oggi sono già cambiati drasticamente. Il mondo va talmente veloce che non ci si sta dietro».

Racconta di incontri con figure della gerarchia ecclesiastica: «Ti dicono: “Sì, sì, hai ragione”. Poi si girano dall’altra parte. E tutto continua come prima». Eppure qualche segnale di apertura c’è: «Quest’anno si è celebrato il primo giubileo degli influencer cattolici. È stato un segnale importante: la Chiesa ha capito che i giovani sono sui social e che, se vuoi davvero stare dappertutto, non puoi non stare lì». E quando il conduttore viene invitato a dare il punto di vista “adulto”, risponde con sincerità: «Siete un mondo affascinante. Difficile, perché sono anche genitore, ma affascinante. Questa serata è stata un’occasione di arricchimento. Il mio approccio è mettermi in ascolto, perché da voi c’è molto da imparare».

Poi arriva il momento più intimo della puntata: la domanda su ciò che emoziona e ciò che ferisce. Nicole non esita: «Mi fa star male la cattiveria delle persone. La gente si basa su ciò che sente, che vede, però magari non cerca di arrivare fino in fondo». Accanto alla ferita, però, porta una delicatezza che sorprende: «Mi emozionano i piccoli gesti: gli anziani che vanno a camminare, gli animali… oppure quando mio fratello torna da scuola e mi dà un bacio in fronte. Sono cose semplici, mi emozionano perché non sono scontate».
Riflette anche sulle relazioni di oggi: «Nel 2025 è complicatissimo avere una relazione. O conosci una persona sui social o in discoteca. Manca l’occasione, manca la spontaneità. È tutto molto strutturato, non mi piace». Nicola riprende invece il tema della cattiveria, ampliandolo: «Il sentirsi liberi di dire qualsiasi cosa dimenticandosi che dall’altra parte c’è una persona… questa è una delle grandi crisi della nostra società moderna». E aggiunge: «La libertà che ti dà uno schermo di scrivere cose che in faccia non diresti è di una tristezza infinita». Ma vede anche un lato luminoso: «Io entro in contatto con tanti giovani che si pongono un sacco di domande, che hanno una forte ricerca interiore dentro di sé. Non lo esternano, ma dentro sono vivi. È sintomo di una società che non dorme».

Marco, l’ultimo a intervenire, porta una riflessione più matura: «Mi rattrista il gossip, il parlare dietro le persone, il giudizio incompleto. Prima di giudicare una persona è meglio comprenderla al 100%, e non potrei mai comprenderla al 100%». Sul fronte delle emozioni positive, invece, è chiarissimo: «Mi emoziona fare nuove esperienze, buttarmi in cose nuove. E mi rende felice vedere le persone che ridono. La risata è la cosa più dolce che ci sia al mondo». La puntata si chiude con un clima di gratitudine e apertura: «Mi piace perché vi siete aperti – dice il conduttore – è stata una bella occasione di confronto». E lascia aperta la porta a un seguito: «Non è detto che non ci sia una seconda puntata».
Un dialogo autentico, vivo, che mostra una generazione tutt’altro che superficiale: ferita, sì, ma capace di profondità, di ironia, di ricerca. Una generazione che chiede solo una cosa: essere ascoltata davvero.

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