Pfas, i Nas negli uffici della Regione Veneto. Sospesa la plasmaferesi

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Un laboratorio ospedaliero (immagine d'archivio)

Plasmaferesi, è scontro totale fra Regione e Ministero della Salute sulla tecnica di “pulizia” del sangue dai Pfas, adottata per quei veneti il cui sangue è più contaminato. Ieri i carabinieri dei Nas (nuclei anti sofisticazione) sono andati negli uffici della direzione sanitaria della Regione Veneto, dove hanno acquisito la documentazione sugli inquinanti Pfas e le attività svolte finora. I militari erano stati inviati dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Intanto, il direttore regionale della sanità Domenico Mantoan ha sospeso l’erogazione della terapia.

Sullo sfondo, i genitori No Pfas di Lonigo invitano tutte le istituzioni a ritrovare buon senso e senso civico e dialogare fra loro: “Il gioco è bello quando dura poco”.

La plasmaferesi. La plasmaferesi, una sorta di speciale dialisi del sangue, è stata prevista dalla sanità regionale nell’ambito della “fase due” dello screening previsto per i residenti dei Comuni della fascia “rossa”, l’area dove la falda è più contaminata da Pfas a cavallo fra Vicenza, Verona e Padova, in particolare nell’area di Sarego e Lonigo. Lì da gennaio è partito un monitoraggio su tutti i cittadini dai 14 ai 65 anni, con analisi del sangue e dei livelli di Pfoa, Pfos e altri perfluorati assunti negli anni con l’acqua e l’alimentazione. La seconda fase, partita di fatto da poche settimane, prevede un secondo trattamento dei pazienti che presentano patologie di tipo cardiaco o legate al sistema endocrino o con quantitativi imponenti di Pfas nel sangue. Per questi, in particolare, è stata prevista la plasmaferesi.

Il veto ministeriale. Fra Regione Veneto e governo da mesi tiene banco un braccio di ferro sul finanziamento da 85 milioni di euro per la realizzazione di nuove condotte e acquedotti che portino acqua pulita, con scambi di accuse reciproci. Ma nei giorni scorsi il botta e risposta si è ampliato al ministero della Salute. Rispondendo a una specifica domanda rivolta da parlamentari della maggioranza di governo al Question Time della Camera, il ministro Lorenzin mercoledì ha specificato che “il Ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità non sono mai stati formalmente interessati dalla regione Veneto circa l’utilizzo di questa terapia” e sottolineato che “non risultano evidenze scientifiche né specifiche raccomandazioni in ordine alla possibilità di rimuovere Pfas o Pfoa attraverso l’uso della plasmaferesi” anzi “il ricorso alla plasmaferesi è fortemente sconsigliato proprio in quelle situazioni particolari e rare (ed è questo il caso dell’inquinamento da Pfas e Pfoa, presente nella sola regione Veneto) in cui si registra una specifica tipologia di inquinamento ambientale”. Per il ministro “in considerazione anche del fatto che la plasmaferesi è una terapia fortemente invasiva, la Regione Veneto, prima di sottoporre le persone a tale trattamento, avrebbe dovuto procedere ad una preventiva sperimentazione, in particolare nei confronti dei bambini e degli adolescenti, maggiormente esposti a possibili conseguenze dannose per la salute”.

La replica della Regione e il sequestro di ieri. Prevedibilmente, la risposta dell’ente guidato dal governatore Luca Zaia non si è fatta attendere. Secondo la sanità regionale ad oggi risultano già sottoposti a plasmaferesi, per via dei Pfas, 109 giovani tra i 14 e 25 anni: l’intervento era stato deliberato dalla Regione lo scorso 12 giugno e preventivamente era stato informato della Salute, con una lettera firmata dal direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan datata il 4 luglio. Proprio ieri Mantoan aveva indetto a Padova una conferenza stampa per presentare i risultati della terapia nei pazienti trattati fino ad oggi: secondo la sanità regionale la plasmaferesi ha determinato una discesa media di inquinanti nel sangue pari al 35 per cento. “Tutto è stato fatto in scienza, coscienza e prudenza, su basi tecniche ben definite” ha sottolineato Mantoan. Ma proprio mentre venivano diffusi questi dati, è stato reso noto che a Venezia i Nas stavano mettendo sotto sequestro la documentazione. Un fatto che ha sorpreso anche il direttore regionale, e fatto sì che la Regione sospenda per ora il trattamento. Mantoan peraltro ha sottolineato che non c’era necessità per il ministero di inviare i carabinieri: bastava chiedere la documentazione e sarebbe stata fornita.

Sulla vicenda non manca una sferzata dall’opposizione in consiglio regionale. Per Cristina Guarda (Lista Moretti) e Andrea Zanoni (Pd) lo stop regionale “dimostra tutta la sconsideratezza delle procedure seguite fino a questo momento. Prendiamo atto che pure i Nas vogliono vederci chiaro: in attesa di capire l’esito del lavoro degli inquirenti, ci sembra evidente che i vertici politici e tecnici della Regione abbiano combinato un pasticcio vergognoso su una vicenda delicatissima che coinvolge in maniera pesante la salute di migliaia di persone. Davvero una pagina nerissima per il Veneto”.

Invece il Movimento 5 Stelle attacca entrambi, Regione a guida leghista e governo di centrosinistra. “Una situazione incredibile, nella quale i veneti si trovano tra due fuochi – attacca il consigliere Manuel Brusco – da una parte c’è un Governo nazionale ridicolo, che si muove solo ora dopo anni di scaricabarile. Dall’altra c’è una Regione che è in una posizione anche peggiore e che dopo tutto questo tempo non è ancora in grado di dare una risposta chiara e definitiva ai cittadini”.

La lettera delle mamme di Lonigo. A tutto questo assistono allibiti e perplessi i genitori dei giovani e giovanissimi nel cui sangue sono stati trovati elevati livelli di Pfas. Il comitato della Mamme di Lonigo, attivo sul tema e “pungolo” costante per tutti gli attori istituzionali interessati, assieme ad altri gruppi civici ha inviato una lettera in cui invita le parti a ritrovare il buon senso. La pubblichiamo di seguito, integrale:

“Il gioco è bello quando dura poco.

Le mamme NoPfas dei territori inquinati chiedono a tutte le forze politiche in campo nazionale e regionale di comportarsi con il senso civico che dovrebbe sempre caratterizzarle accompagnato dal buon senso che non dovrebbe mai mancare. I vostri giri di parole e lo scaricarvi vicendevolmente le responsabilità devono immediatamente finire.

Comunicate TRA DI VOI e gestite i nostri problemi coordinandovi attraverso informazioni univoche. Qui è in gioco la salute di 350.000 persone che si sono trovate con il sangue avvelenato e senza la possibilità di godere di una delle risorse più importanti e necessarie alla vita stessa, l’acqua.

Se ci sono problemi, è vostro dovere attivarvi per arrivare il più rapidamente possibile alla loro soluzione.

È mancanza di rispetto e assoluta maleducazione il modo in cui state gestendo le informazioni. Create confusione e se questo è il vostro obiettivo, vedete di cambiare SUBITO rotta.

Adesso è il momento di smettere. Abbiamo il bisogno e il diritto di vedere la nostra pesante situazione ambientale e sanitaria incamminarsi speditamente verso la risoluzione.

mamme no pfas – genitori attivi – zona rossa”