Anziano in fin di vita per una ferita alla testa, fermato il figlio

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É stato posto in stato di fermo ieri sera dai carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza, al termine di una lunga giornata di “caccia all’uomo”, il figlio dell’anziano trovato ieri mattina in una pozza di sangue con una profonda ferita alla testa in un appartamento a Montecchio Maggiore.

Salvatore Pangallo, di 49 anni, avrebbe massacrato il padre, Francesco Pangallo – 89 anni, in carrozzina – con una sedia nel corso di una lite e poi sarebbe scappato dall’appartamento in via Beschin 33A. L’anziano è ricoverato in condizioni gravissime ma stabili nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Bortolo di Vicenza. Il figlio è stato trovato dai carabinieri verso le cinque di ieri pomeriggio mentre vagava a un centinaio di metri dalla caserma dell’Arma a Montecchio Maggiore. Per trenta ore, sulle sue tracce, si sono lanciati tutti i militari della zona, persino il comandante provinciale Alberto Santini, setacciando in particolare le sale giochi, di cui era assiduo frequentatore, e i pullman (Pangallo infatti non ha l’auto).

Secondo quanto ricostruito dai  carabinieri, la violenza si è scatenata giovedì mattina intorno alle 11, mentre il 49enne era in casa da solo con il padre, mentre la madre, di 74 anni, era uscita per fare la spesa. La causa scatenante, probabilmente, una richiesta di soldi, forse per andarli a giocare in sala slot. I rapporti in casa erano tirati da tempo. L’uomo, ex operaio in una conceria e disoccupato da quattro anni, viveva con gli anziani genitori, e non disdegnava di frequentare le sale giochi della zona (probabile per gli inquirenti che si sia di fronte a un caso di ludopatia). Tanto che proprio in una sala svt, la Admiral di Montecchio Maggiore, si è recato dopo aver ferito gravemente il padre alla testa con due o forse anche quattro colpi con una sedia della cucina. L’uomo ha poi sottratto i pochi soldi che c’erano in casa e all’arrivo dell’anziana madre, che lo ha trovato mentre – forse – stava tentando di soccorrere la sua vittima, è corso via.

I militari guidato dal tenente colonnello Giuseppe Bertoli, comandante del nucleo investigativo provinciale, sono riusciti poi a ricostruire una serie di luoghi dove Salvatore Pangallo sarebbe stato nelle trenta ore successive, in quella che al momento preferiscono definire un allontanamento più che una fuga vera e propria: con alcune centinaia di euro in tasca, l’uomo si è prima recato alla Admiral di via del Lavoro, dove – ironia della sorte – ha vinto anche una somma cospicua (oltre 1500 euro, una parte della quale già consumata quando è stato fermato dai carabinieri), poi lui stesso racconta di essersi recato fuori provincia, probabilmente nel veronese, in treno, ma su questo gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Serena Chimichi, stanno ancora facendo delle verifiche, così come sul luogo dove avrebbe passato la notte.  Ieri pomeriggio, alla fine, il fermo nei pressi della caserma. L’uomo informalmente avrebbe già confermato le sue responsabilità ai carabinieri, ma si attente l’interrogatorio alla presenza dell’avvocato (d’ufficio) e la conferma del ferma da parte dell’autorità giudiziaria prima di dare per certa la confessione. L’uomo ha anche detto ai militari di trovarsi vicino alla caserma perché deciso a costituirsi. Per lui, l’accusa al momento è di tentato omicidio volontario.

La famiglia è originaria di Africo, in provincia di Reggio Calabria, ma vive nel vicentino dagli anni ’70. Altri due fratelli vivono sempre a Montecchio Maggiore.