Processo Pfas, la Corte d’Assise conferma perseguibili sul piano civile le multinazionali

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Un'immagine raccolta durante un'udienza del processo Pfas della scorsa primavera all'esterno del tribunale

Quindici nominativi di manager iscritti nella lista degli imputati e due multinazionali che rimangono “candidate” ai risarcimenti plurimilionari. In attesa degli esiti futuri che si attendono alla fine del cosiddetto “processo Pfas” che ruota intorno all’area ex Miteni di Trissino.

Questa mattina, infatti, si è riunita a Vicenza la Corte d’Assise che ha preso in esame le posizioni – sul piano civile – delle società Miteni (fallita), Mitsubishi Corporation e Icig, considerate le potenziali responsabili dell’inquinamento ambientale provocato dal presunto sversamento di Pfas, GenX e C6O4 e altri prodotti chimici nelle province di Padova, Vicenza e Verona dal 2000 in poi.

Da ricordare come tutti gli imputati, persone fisiche e aziende, sono accusati a vario titolo di avvelenamento acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. Oggi i giudici Antonella Crea e Chiara Cuzzi insieme gli otto giudici popolari che compongono la Corte d’Assise, hanno rigettato la richiesta di estromissione da responsabili civili di Icig e Mitsubishi Corporation, mentre hanno accolto la richiesta presentata dal fallimento di Miteni spa, che esce così dal processo.

Tutto questo significa in partica che le due multinazionali sunnominate, si badi bene in caso di condanna con sentenza defintiiva, risarciranno le parti civili costituite, tra cui le quattro società idriche Acquevenete, Acque del Chiampo, Viacqua e Acque Veronesi (nessuna eccezione era stata presentata in merito alle richieste presentate dagli acquedotti) come pure la Regione Veneto e il comitato Mamme no Pfas. “La presenza dei responsabili civili – spiega il professor Angelo Merlin, legale delle società idriche insieme all’avvocato Marco Tonellotto, Vittore d’Acquarone e Giulia Bertaiola – garantisce, in caso di condanna degli imputati, il pagamento delle somme che verranno determinate come risarcimento del danno”

Gli avvocati difensori delle multinazionali avevano sollevato una presunta illegittimità legata al fatto che durante le indagini, nel corso dell’anno 2017, erano state raccolte prove in assenza dei difensori. I giudici però hanno accolto le osservazioni della Procura di Vicenza e cioè che a quella data alcuni degli imputati, manager delle multinazionali, dovevano ancora essere individuati. Legittimato a costituirsi parte civile anche il Ministero della Salute, mentre il Ministero dell’Ambiente era già stato ammesso nella scorsa udienza. Ammesse oggi le Mamme No Pfas, le Ulss di Verona, Vicenza e Padova, come pure i sindacati Cgil, Cisl e Uil.

A decine si sono contati gli enti e le associazioni che hanno fatto richiesta di entrare nella lista dei beneficiari di eventuali risarcimenti. Sempre oggi lo “sfoltimento” in base alle norme che regolano le procedure. E’ stata riconosciuta la legittimità a costituirsi parte civile delle onlus Italia Nostra, Wwf, Acqua Bene Comune, Medicina Democratica, Perla Blu, Medici per l’Ambiente Isde, Legambiente, Greenpeace. Escluse invece Fondazione Foresta Onlus, Rete Gas Vicenza, Anpana Onlus, Accademia Cronos, le cui finalità statutarie non sono compatibili con i reati contestati agli imputati.