Vaia, 2 anni dopo: sul Mosciagh il ripristino sperimentale dei boschi “copia” la natura

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Dopo Vaia, il Monte Mosciagh di Asiago rinasce e diventerà un laboratorio a cielo aperto, grazie al ripristino delle aree devastate dal vento due anni fa con la messa a dimora di diverse specie autoctone. A pochi giorni dall’anniversario della catastrofe che il 29 ottobre 2018 ha messo in ginocchio ampie aree forestali del Nordest, distruggendo oltre 42 mila ettari di bosco e causando quasi 3 miliardi di euro di danni, il Comune, assieme al Dipartimento Tesaf dell’Università di Padova, Treedom e Fsc Italia, ha presentato oggi infatti la prima fase del progetto sperimentale “Oltre Vaia”, che riparte proprio dal bosco e che mira alla ricostituzione del patrimonio forestale del Comune di Asiago: il fine è quello di aiutare il bosco a ricrescere, garantendo allo stesso tempo una maggiore resilienza del territorio contro eventi catastrofici estremi attraverso un approccio scientifico.

Per questo motivo, nel progetto è stato coinvolto il Dipartimento Territorio e Sistemi Agroforestali – Tesaf dell’Università patavina, che contribuirà a testare differenti soluzioni nelle modalità di reimpianto delle superfici forestali, valutando i risultati migliori: un’area di 3 ettari sulla sommità del Monte Mosciagh, colpita nel 2018 dal passaggio del ciclone Vaia, verrà quindi in parte lasciata ad evoluzione naturale ed in parte destinata alla messa a dimora di circa 6 mila piantine tra cui abete bianco, larice, sorbo, betulla, faggio, acero e altre specie autoctone, diventando un vero e proprio laboratorio a cielo aperto. Il sito potrà in seguito essere utilizzato per visite didattiche, per dimostrare ai ragazzi le opportunità offerte dal ripristino degli ecosistemi.

“È un modo per far capire alla nostra comunità e all’esterno il modo con cui sono gestiti i nostri boschi, e testimoniare che una ripresa è possibile soltanto se daremo ancora più importanza alla resilienza e resistenza di queste aree” è il commento di Diego Rigoni, consigliere del Comune di Asiago con delega al patrimonio, vicepresidente dell’Unione Montana dei Sette Comuni e – in quanto ex assessore all’ambiente  – primo promotore del progetto. “Questo rimboschimento serve per accelerare le dinamiche naturali, non mira a stravolgerle. Sviluppare questo tipo di attività in un’area certificata Fsc è di fondamentale importanza perché è un esempio di come sia possibile ricreare, mantenere e in alcuni casi anche aumentare la biodiversità dei popolamenti forestali” spiega Emanuele Lingua, professore associato di selvicoltura all’Università di Padova e responsabile tecnico-scientifico di Oltre Vaia.

La prima fase del progetto, programmata nella settimana precedente l’anniversario della tempesta (che, con venti fino a 200 km/h, ha distrutto 2.300 ettari di bosco in tutto l’Altopiano e 400 circa nel Comune di Asiago) prevede la realizzazione di un rimboschimento dimostrativo. Per proteggere le piante appena messe a dimora dagli “appetiti degli animali del bosco, verranno utilizzati non i tradizionali tubi in plastica, ma degli shelter in cartone sostenibile certificato Fsc forniti dalla ditta Redbox. Nella primavera 2021 arriverà invece la seconda fase, con la conclusione delle operazioni di impianto su tutta la superficie prevista, e la contestuale predisposizione della cartellonistica informativa.

Fsc Italia è la rappresentativa nazionale della Ong che promuove in tutto il mondo l’omonimo schema di gestione forestale sostenibile e che il Comune di Asiago ha scelto nel 2017 come garanzia delle proprie pratiche selvicolturali. A supervisionare i lavori e a progettar l’impianto è stato il consulente in gestione forestale Marco Pellegrini, mentre all’Unione Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni è demandato il compito di realizzare l’impianto, mentre la Fondazione Cortina 2021, organizzatore del Mondiale di sci, ha facilitato la creazione della rete tra i partner coinvolti, anche in virtù di un accordo siglato con Fsc Italia nel 2019.

“Nella sua crudezza – commenta Diego Florian, direttore di Fsc Italia – Vaia ci ha messi di fronte ad una verità indiscutibile: dipendiamo dagli alberi e dai boschi più di quanto pensiamo. I boschi ci donano l’aria che respiriamo; sono dei pozzi naturali per la cattura e lo stoccaggio della CO2; filtrano e puliscono l’acqua che beviamo e sono gli spazi per le attività turistico-ricreative. Investire nel loro ripristino e gestione è il primo passo per riconoscere ciò che la natura ci regala ogni giorno”.