Ferron, lo scrittore-guardiacaccia: “La mia vita fra bracconieri, natura e animali selvatici”

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Nato tra le pietre e i boschi dei Colli Berici, in un “posto fuori dalla carta geografica”, Giancarlo Ferron, guardiacaccia e scrittore, ha dedicato la sua vita professionale a proteggere e raccontare l’esistenza silenziosa della flora e della fauna delle montagne vicentine: “Sono nato in una famiglia di cacciatori – ha raccontato a Parlami di Te su Radio Eco Vicentino – sommerso in una cultura contadina. Ero un piccolo bracconiere ma ho preso subito una strada diversa perché mi piaceva l’osservazione. I primi libri di ornitologia me li sono fatti comprare da alcuni signori che venivano sui Colli Berici. Consegnavo a loro i miei risparmi e attendevo con pazienza che mi portassero i testi”.

Dopo la terza media, tra la lettura di un libro naturalistico e l’altro, Giancarlo inizia a lavorare in carpenteria: “La cosa che ricordo con nostalgia è che dal lavoro guardavo il Monte Carega e pensavo: “un giorno finirò lì”. Il primo giorno di lavoro da guardiacaccia della Provincia di Vicenza Ferron se lo ricorda bene: aveva  24 anni e alle  quattro e mezza del mattino,, ancora senza uniforme, si è recato con un collega nella zona del Rifugio Cesare Battisti per controllare un gruppo di cacciatori intenti a catturare dei galli forcelli in zona proibita. Per avverarlo ci son stati diversi step: “Prima di tutto, ho ottenuto una licenza di caccia, perché allora funzionava così, ma non l’ho mai utilizzata. Poi ho completato il corso di guardia volontaria – ha detto Giancarlo – che mi ha permesso di affiancare persone del mestiere. Infine ho preso al volo l’occasione offerta da  un concorso e sono diventato guardiacaccia”.

Purtroppo, oggi la figura dell’agente di vigilanza venatoria non è più quella “classica” che si occupa solo ed esclusivamente di tutela e salvaguardia della fauna selvatica. Nel corso degli anni il gruppo dei forestali ha patito e sta ancora subendo dei cambiamenti importanti, quasi radicali, che stanno portando all’estinzione vera e propria del ruolo del guardacaccia: “La situazione è molto complicata, oramai non esistiamo più. Tutto è dovuto ad una questione puramente burocratica e legata allo svuotamento di risorse subíto dall’ente Provincia – ha raccontato con amarezza il guardiacaccia-scrittore – che, nella nostra zona, ha ridotto il nostro numero da 50 a 18 in tutto il Vicentino. Anche il corpo delle guardie forestali è stato riassorbito dai carabinieri e con esso hanno perso anche la possibilità di una formazione specifica “.

“Sto andando in pensione, ma ci vado  con un peso sul cuore – ha spiegato Ferron – perché vorrei fare qualcosa per difendere questo mestiere, oggi così importante. Per noi sarebbe sufficiente aggiungere una riga sulla legge dedicata alla caccia affinché i guardacaccia mantenessero le loro funzioni”. Sui bracconieri, Giancarlo Ferron ha le idee chiare: sono meno di un tempo, ma particolarmente sfegatati e in grado di fare danni enormi, in quanto dotati di strumenti molto avanzati e pericolosi per gli animali selvatici protetti, come radio, fucili di alta precisione, visori notturni e fototrappole.

Ferron però non è solo il guardiano della fauna selvatica, ma anche uno degli scrittori italiani di montagna più apprezzati. Ha dieci libri all’attivo, nei quali racconta non solo il territorio montano vicentino ma anche la vita degli animali che si intreccia con quella dell’uomo. Gli argomenti vanno dal bracconaggio, ancora presente nelle nostre zone, a questioni attuali scottanti come la convivenza tra l’essere umano e specie selvatiche quali lupi (è stato il primo a vedere un lupo nel vicentino, anni fa, nel territorio di Crespadoro) e orsi (da lui avvistato sull’Altopiano di Asiago).

“La questione del convivere con queste specie è culturale: le zecche e le punture di api possono fare morire una persona, conviviamo pacificamente con l’inquinamento, ci sono incidenti sul lavoro e alla stessa stregua esiste anche la probabilità, peraltro remota, di essere aggredito da un lupo od un orso – ha spiega Giancarlo -. Si tratta di una presa di coscienza: se vai in una zona frequentata da orsi e lupi devi comportarti in un certo modo. Ma un numero aiuta a capire le proporzioni del tema: nella zona del Nord Italia e dell’arco Alpino ci sono stati in un anno 110 attacchi di vacche contro persone e zero attacchi da parte di lupi. Il lupo ha paura dell’essere umano”.