Mion: “1500 esuberi strutturali alla Popolare”. Sindacati sul piede di guerra

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Un momento della manifestazione di stamane davanti alla direzione generale della Banca Popolare di Vicenza

Un numero “importante” di esuberi “strutturali”: sono questi i termini forti usati oggi a Milano a margine di un evento da Gianni Mion, presidente della Banca Popolare di Vicenza. “Dobbiamo convincere le organizzazioni sindacali che abbiamo questi esuberi, per i quali dobbiamo trovare una soluzione. E’ un numero importante: 1.300-1.500”. “Questo è un esubero strutturale – ha aggiunto – non è una cosa temporanea. Non siamo in condizione di aspettare”. Mion ha affermato anche che non sarà possibile gestire gli esuberi solo con i fondi a disposizione dei bancari per gli stati di crisi.

In sostanza sarebbe in più un dipendente su quattro. La replica dei sindacati è stata immediata. “Se il cda deciderà per i licenziamenti sarà guerra senza confini” hanno affermato con una nota congiunta i segretari generali dei sindacati bancari Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca e Unisin. “Le dichiarazioni che il presidente Mion sta diffondendo – dichiarano i sindacati nel comunicato – sono inaccettabili e se gli esiti del cda dovessero confermare la volontà di ricorrere ai licenziamenti collettivi, per raggiungere gli obiettivi di risparmio strutturale che sarebbero necessari, non ci potrebbe essere altra risposta se non quella della mobilitazione del personale e della categoria”.

“Questa dirigenza e questo consiglio di amministrazione – aggiungono i sindacati – incapaci di produrre qualunque alternativa di risanamento della banca, pronti però a intascarsi altissimi compensi, non si illudano di trovare nel sindacato qualcuno disponibile ad assecondare la scellerata pretesa di rovinare centinaia di famiglie, facendo pagare a esse il conto delle barbarie passate e dell’inerzia attuale”.

 

Oltre alla questione degli esuberi, il consiglio di amministrazione deve affrontare anche la questione dei tavoli di conciliazione, l’azione di responsabilità verso i passati vertici e il piano industriale, che Mion ha detto “sarà pronto in un paio di mesi”. “Per rilanciare la banca abbiamo bisogno di soldi sicuri. Quanti, lo dirà il piano” ha affermato. Quanto alla fusione fra BPVi e Veneto Banca, per Mion “le alternative alla fusione per il momento non ci sono”.