Papà e figlia morirono in moto sul Grappa: l’altro centauro invase la loro corsia senza avere visibilità

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Uno spostamento sulla corsia opposta senza avere modo di verificare se qualcuno stava giungendo dall’altra parte: è stata questa condotta dell’altro motociclista a determinare l’impatto fra due moto che ha portato a giugno 2020 a Romano d’Ezzelino alla morte sul colpo di Filippo Bonin, 48 anni, e della figlia 11enne Gloria, che viaggiava sul sellino posteriore. I due stavano scendendo da Cima Grappa.

La conferma viene dalle motivazioni della sentenza del Tribunale di Vicenza, depositate nei giorni scorsi (il 9 ottobre) a conclusione del rito abbreviato. L’ultima udienza ha visto la condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione di G.N., il motociclista 47enne di Pozzoleone che il 1 giugno 2020, sul Monte Grappa, provocò il tragico scontro fra moto costato la vita a padre e figlia di Molina di Malo.
La pena era stata stabilita dal giudice Nicolò Gianesini del Tribunale di Vicenza, lo scorso 12 luglio durante l’udienza conclusiva del processo penale, ma solo ora, come detto, si è avuto conferma delle motivazioni della condanna. Il giudice ha anche disposto l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e la revoca della patente di guida, oltre che la condanna al pagamento delle spese processuali.

Nonno Renato Bonin – accompagnato da Domenico Caon, consulente Giesse Risarcimento Danni, società specializzata nella gestione di incidenti stradali mortali – particolarmente scosso da questa tragedia, ha seguito personalmente numerose udienze del processo, compresa quest’ultima: “Il dolore – aveva commentato il giorno della condanna –che ho provato negli ultimi tre anni e che ancora provo è indescrivibile  Nessuno dovrebbe vivere una tragedia di questo tipo, né tanto meno sopravvivere in questo modo ai propri figli e nipoti. Gloria aveva solo 11 anni e aveva tutta la vita davanti a sé. Ricordo che era sempre sorridente. Anche quel giorno, quando è partita con il papà per un giro in moto e non è più tornata a casa”.

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L’incidente sulle strade di Romano d’Ezzelino
Quel pomeriggio, verso le 15.15, papà Filippo era in sella alla sua Bmw assieme alla figlioletta Gloria: stavano ultimando un giro in moto in una delle prime giornate dal clima estivo. Scendendo lungo la provinciale 148 “Monte Grappa” verso Romano d’Ezzelino, nel completare una curva che volge a sinistra, si erano trovati improvvisamente davanti la Kawasaki condotta dal centauro di Pozzoleone.
Bonin, percependo l’imminente il pericolo, aveva frenato bruscamente per evitarlo, ma la disperata manovra si era rivelata inutile: padre e figlia erano stati letteralmente travolti dalla Kawasaki. A nulla, purtroppo, era servito il tempestivo intervento del personale sanitario del 118: nell’impatto fortissimo entrambi erano morti sul colpo per le gravissime lesioni riportate.

“Per fare chiarezza sulla dinamica dell’incidente sono state fatte ben due perizie – spiega Domenico Caon di Giesse –, la prima dall’ingegner Alberto Sartori, consulente tecnico incaricato dal pubblico ministero, e la seconda dall’ingegnere Giovanni Sturniolo, perito incaricato dal giudice durante il processo. Come motivato nella sentenza, la causa determinante del sinistro va attribuita alla condotta del guidatore della Kawasaki il quale, in assenza di condizioni che gli consentissero di essere certo di non creare pericolo o intralcio ai veicoli provenienti dal senso opposto di marcia, si è posto al centro della propria carreggiata, a sinistra del furgone Peugeot che lo precedeva, ragionevolmente per verificare ci fossero le condizioni per effettuare un sorpasso di quest’ultimo. Tale spostamento ha determinato l’invasione della corsia di marcia opposta, obbligando Filippo Bonin a frenare per evitarlo, perdendo così il controllo della propria moto”.

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