Gianni Zen: “Ragazzi, vi spiego cos’è il merito”

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Il dirigente scolastico del Liceo Brocchi di Bassano, Gianni Zen, con Francesca Michielin, che del Brocchi è stata un'allieva

A una settimana dall’inizio dell’anno scolastico, il dirigente scolastico del liceo Brocchi di Bassano, Gianni Zen, usa Facebook per mandare il suo saluto di inizio anno agli studenti e alle famiglie. Lo fa parlando di valutazione, di merito, e del compito della scuola di far emergere la parte migliore di ciascuno. Una lettera che  farà riflettere.
Ecco lo scritto integrale affidato ai social.
Cari studenti, cari genitori,
ho lasciato alcuni giorni, di ambientamento, per il saluto di inizio d’anno scolastico.
Sappiate che, nonostante le mille difficoltà organizzative e logistiche, sto e stiamo facendo di tutto per mettervi nelle migliori condizioni, perché sentiate, in sintesi, la scuola come vostra nel senso di essere pensata e gestita tutta per il vostro presente e futuro.
Una sola preoccupazione, mi piace ricordarvi: la scuola, come “casa di tutti”, non ha lo scopo di selezionare i “migliori”, ma, più concretamente, di fare in modo che emerga in tutti voi “la parte migliore di noi stessi”.
Lo ripeto: non i migliori, ma la parte migliore di noi stessi.
Lo sappiamo, è attraverso la scuola, la prima agenzia educativa al di là di tutti i frammenti di esperienza e di conoscenza che riempiono le nostre giornate, che tutti voi vi aprite alla vita. Prima delle materie, degli indirizzi di studio, delle proposte culturali, delle mille nozioni ed informazioni.
Vi aprite alla vita. Ed in questa apertura, siete chiamati a capire al volo che la vostra cruna dell’ago si chiama valutazione, il lasciapassare verso le nuove tappe non solo scolastiche.
Vorrei però precisare una cosa. Che la valutazione non va assolutizzata, essendo uno strumento che ha come finalità la autovalutazione, cioè la autocoscienza di tutti voi ragazzi verso la vostra maturazione come persone, prima che come studenti.
Si può, di tanto in tanto, incappare in qualche brutto voto? E’ normale anche questo, perché tutto fa esperienza, tutto aiuta a capire il valore ed i limiti di noi stessi, tutto può essere spinta verso il miglioramento continuo. Perché è sbagliando che si impara. E chi pretendesse di non sbagliare mai? Prima o poi la vita insegna che la testa da qualche parte la sbattiamo, e questo è un bene.
Ma la valutazione, anche se problematica (chi non ha incontrato docenti che hanno metri di giudizio diversi?), non ha come obiettivo la valutazione della persona, ma solo una qualche “misurazione” del proprio percorso di studio. Sapendo che lo sguardo finale è rivolto verso la personalità di ogni ragazzo, non solo verso alcune prestazioni su alcuni materie.
In questo sguardo, nessuno di voi non ha talenti, attitudini, sensibilità. Ma li avete in modo diverso. Dovremmo rileggere bene la parabola evangelica dei talenti.
Valutare, per chiudere, è valorizzare i talenti, le passioni, le motivazioni. Cioè valorizzare la parte migliore di noi stessi. Solo in questo modo, la valutazione si può trasformare in autovalutazione, cioè in una investimento personalizzato. L’unico vero antidoto alla noia, alla demotivazione, veri nemici della scuola di oggi.
Questo è il vero senso del “merito”, oltre la cruda selezione darwiniana.
Buon anno scolastico
Gianni Zen