Collare antiabbaio elettrificato su tre cani: proprietario denunciato da guardie zoofile

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Una "scatoletta" blu agganciata al collare contiene gli elettrodi che generano i dolorosi impulsi

Stavolta è capitato in località San Luca di Marostica, un mese fa, e dopo la segnalazione di Enpa è stata ratificata una denuncia nei confronti del proprietario di tre cani tenuti nei recinti con addosso dei collari elettrificati, il cui utilizzo prolungato può provocare danni neurologici e non rispetta le norme contro il maltrattamento degli animali. Si tratta di dispositivi che emettono impulsi elettrici a distanza, scariche intermittenti che provocano forte dolore per il cane che li porta, di solito allo scopo di impedirgli di abbaiare. I tre esemplari di Epagnuel breton, Deutsch Kurzhaar e Setter inglese sono stati trovati ciascuno con il tipico collare blu, poi controllato dalle guardie zoofile incaricate dall’Enpa di Vicenza.

Un primo intervento a San Luca risale ai primi giorni del settembre scorso, con gli incaricati a trovarsi di fronte ai recinti dove i cani da caccia erano custoditi per verificare le effettive  condizioni. Successivamente si è provveduto a controllare i microchip di ciascun esemplare, tutti riconducibili alla stessa persona, appunto un cacciatore residente della zona. I collari dotati di elettrodi sono stati sequestrati, dopo aver acquisito documentazione fotografica necessaria per attribuire le responsabilità al legittimo proprietario dei quattro zampe.

L’uomo denunciato in Procura – del caso si sta occupando il pubblico ministero Alessandra La Placa – ha manifestato un certo stupore a fronte della visita delle guardie zoofile e della successiva denuncia. Tanto da chiedere agli stessi operatori del nucleo vicentino il motivo per cui questi collari elettrificati siano di libera vendita. L’acquisto degli stessi, ad oggi almeno, non costituisce infatti reato, ma ben diverso rilievo assume invece uso che ne viene fatto al di fuori di un campo di utilizzo dove previsto (ad esempio saltuariamente nei luoghi di addestramento qualificati), provocando evitabili fonti di dolore agli animali: spesso delle sevizie gratuite da codice penale.

Il cacciatore marosticense di cui le generalità non sono note rischia ora una multa da un minimo di 5 a un massimo di 30 mila euro e una condanna da 3 a 18 mesi di reclusione, qualora in giudizio venissero ratificate le responsabilità in capo all’ipotesi di maltrattamento animali, in base all’art. 544 ter del Codice Penale. Un altro caso con analogie legate all’uso dei collari blu fece parecchio scalpore nel Vicentino, a Breganze, nel 2013, con l’inviato di Striscia la Notizia Edoardo Stoppa malmenato all’interno di un campo di addestramento.

Una nota aggiuntiva da parte dell’ispettore zoofilo provinciale Renzo Rizzi specifica più in dettaglio le conseguenze di questa pratica: “I danni non secondari che possono provocare sugli animali derivano dal passaggio della corrente elettrica nella zona topografica del collo va ad interferire con l’attività nervosa del nervo vago, responsabile per esempio della conduzione dell’impulso elettrico al cuore, e può causare alterazioni della contrattilità miocardica. In secondo luogo, l’anomala e intensa attività elettrica legata al collare elettrico può comportare un danno alle membrane cellulari e ai meccanismi ionici di trasmissione elettrica, causando una anomala liberazione di neurotrasmettitori che possono modificare le attività neurologiche”.