Arte e dintorni – Kandinskij a Rovigo, fino al 26 giugno

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La bella mostra allestita a Palazzo Roverella di Rovigo celebra con un percorso ambizioso ed esaustivo uno degli artisti più amati dal grande pubblico e favorito dalla critica. Un’esposizione che con un’ottantina di opere provenienti da molti musei illustri racconta l’ascesa e l’affermazione del padre dell’astrattismo: Vasilij Kandinskij (Mosca, 1866- Neuilly-sur-Seine, Parigi, 1944).

Un percorso umano e artistico non inteso come rivoluzione violenta ma piuttosto come la trasformazione di un uomo che all’età trent’anni, sposato e con una carriera accademica di giurista, decide di lasciare il suo comodo impiego e il suo paese natio per ascoltare la voce interiore dell’arte che aveva coltivato da dilettante fin dall’infanzia.

Nella sua formazione la tradizione antica, le fiabe e il folklore russo sono stati elementi fondamentali e sono aspetti essenziali da conoscere per capire il suo percorso creativo, filosofico e spirituale. E l’esposizione rodigina si presenta come una buona monografia in cui sono evidenziati gli snodi fondamentali di questo percorso.

Una prima sala introduttiva è riservata all’arte popolare russa, le icone, le stampe popolari, i manufatti in legno dei popoli della Vologda. Kandinskij entrò in contatto con questo ambiente durante un viaggio di lavoro nei territori della Russia settentrionale nel 1889.
Abbandonata la sua vita normale per seguire la sua vocazione, Kandinskij si trasferisce a Monaco di Baviera, una delle capitali dell’arte del tempo, per studiare pittura. Questo primo periodo è rappresentato da piccoli paesaggi figurativi, e un’abbondante opera xilografica dalle atmosfere fiabesche: uccelli fatati, cavalieri al galoppo, cupole di chiese ortodosse che si rifanno al folklore russo.
Dopo un periodo di peregrinazioni tra l’Europa centro-occidentale e la Russia, nel 1908 Kandinskij si stabilisce a Murnau, in Baviera. In questo momento ha una relazione artistica e sentimentale con la pittrice Gabriele Münter, e fa parte di un gruppo di artisti che inseguono la modernità, tra cui spiccano Marianne von Werefkin e Alexej von Jawlensky. Kandinskij comincia a interessarsi di teosofia e sperimentare le risonanze del colore. I suoi dipinti si caratterizzano per grandi zone di colori brillanti giustapposti. Capolavoro di questo periodo è la grande tela che fa da copertina della mostra, “Destino (Muro rosso)” in cui la forma si sta disgregando e la forza del colore è protagonista.

Kandinskij, Destino (Muro rosso), 1909. The Astrakhan State Art Gallery n.a. P.M. Dogadina

Nel tracciare la propria strada verso l’astrattismo, Kandinskij è stato influenzato dalla nuovo modello musicale proposto dal compositore e pittore Arnold Schönberg, di cui sono presenti in mostra due importanti dipinti.

Non è un caso che le serie di dipinti di questi anni mutuano i titoli dall’ambito musicale (con le celebri “improvvisazioni” e “composizioni”).

Le discrete teche disseminate lungo tutto il percorso espongono libri in edizione originale, documenti, fotografie, cimeli e oggetti d’arte popolare, nel tentativo di ricreare polifonici rimandi all’opera grafica del pittore.

Tre sezioni, compresa una dedicata al gruppo “Cavaliere azzurro”, illustrano il lungo percorso creativo, magmatico, non lineare, verso la definitiva codifica del nuovo stile. Il colore si libera e perde ogni funzione rappresentativa: è un mezzo autonomo, che serve a suscitare sensazioni, a esprimere l’animo dell’artista e le sue percezioni non soltanto visive, ma sonore, tattili, psicologiche. Eppure il disegno, le linee e le forme mostrano ancora, come nuovi geroglifici, il riferimento a una realtà trasognata.

Kandinskij, Rider, 1909-10, coll. priv. Vienna

Alla fine del 1914, dopo alcuni mesi trascorsi in Svizzera, Kandinskij rientra in patria, stabilendosi a Mosca. Qui, dopo la rivoluzione, inizialmente riceve incarichi pubblici e d’insegnamento. Col tempo però il suo linguaggio fluido e in continua evoluzione tra forma, colore, spirito e musica, è fortemente osteggiato dagli artisti che aderiscono alla corrente del costruttivismo, maggiormente in linea con l’estetica del regime. Ritrovatosi isolato e troppo distante (e disinteressato) dal contesto politico moscovita, nel dicembre del 1921 Kandinskij torna in Germania. La sua pittura, nel frattempo, ha conosciuto una progressiva tendenza alla geometrizzazione, come documentano in mostra le opere concesse dal Museo di Stato Russo di San Pietroburgo e dal Puškin di Mosca.

Kandinskij: Improvvisazione 11, 1910. St. Petersburg, Russian State Museum

Il percorso di Kandinskij non solo non è definibile a senso unico, ma non è nemmeno lineare o semplicemente evolutivo. E a dimostrazione di questa volubilità, come un divertissement in musica, in una saletta è esposto un ciclo di opere figurative del 1918 eseguite su vetro: sono piccole composizioni che riprendono temi e modi del mondo fiabesco russo, non immuni al fascino del linearismo dell’Art Nouveau e da una sorta di Neo Rococò.

Kandinskij, With fruits, 1918, coll. priv. Vienna

Su invito di Walter Gropius, nel 1922 Kandinskij si trasferisce a Weimar per insegnare al Bauhaus. Qui ritrova l’ideale di comunanza e sintesi tra le arti da lui sostenuto sin dai tempi del “Cavaliere azzurro”. I dipinti del periodo di Weimar evidenziano una maggiore geometria, una certa disarmonia e un gusto per le cromie fredde. Quando la scuola di trasferisce a Dessau, emerge una produzione più giocosa e leggera. In alcune opere si evidenzia l’influenza dell’amico e collega insegnante Paul Klee.

Kandinskij, Dunn und fleckig Soup (Sottile e macchiato flessibile), 1931, Coll. Domenico Catanese.

Nel 1933 il Bauhaus viene chiuso dal regime nazista e Kandinskij come molti espatria scegliendo la Francia come nuova casa. La produzione del periodo parigino è caratterizzata da uno spirito ludico e da un linguaggio zoofitomorfo, vicino allo stile surrealista del tempo.

Kandinskij, Le Noeud rouge, Fondation Maeght, Saint Paul de Vence , France

Chiudono l’esposizione due testimoniante video: un filmato di due minuti del regista Hans Cürlis, girato a Berlino nel 1926, che ritrae Kandinskij che disegna facendo rivivere tutta la magia della creazione; e un’intervista del 1963 di quattro minuti alla moglie Nina Kandinskij che dona alcuni accenti personali alla vicenda umana dell’artista.

La mostra è promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con il Comune di Rovigo, l’Accademia dei Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e prodotta da Silvana Editoriale che cura anche l’edizione del catalogo.

KANDINSKIJ. L’OPERA / 1900-1940
a cura di Paolo Bolpagni e Evgenia Petrova
Palazzo Roverella, Rovigo – Fino al 26 giugno

Consigliata la prenotazione

Info mostra KANDINSKIJ. L’OPERA / 1900-1940