Arte e dintorni – L’opera della fotografa Tina Modotti in mostra a Rovigo

Difficile scegliere un solo epiteto per Tina Modotti, “la più nota fotografa sconosciuta del XX secolo” (Sarah H. Lowe). Fino al 28 gennaio 2024, la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, e con il sostegno di Intesa Sanpaolo, propone a Palazzo Roverella di Rovigo l’imperdibile esposizione “Tina Modotti. L’opera”.

Indomita e coraggiosa, Tina Modotti ha vissuto una vita dentro e al contempo ai limiti della Storia. Romanzi e ricostruzioni hanno consegnato ad un pubblico vasto la sua immagine di femme fatale. Una biografia densa e ingombrante che, inspiegabilmente, ha adombrato – anziché esaltare – il suo talento di fotografa.

Figlia di migranti, agli inizi del ’900 da Udine approda in America, a San Francisco. Hollywood si accorge subito di quella sartina italiana, bella e incantatrice, che presto diviene attrice teatrale e cinematografica. Dopo il matrimonio con il pittore “Robo” rimane presto vedova; un soggiorno in Messico con il nuovo compagno, il celebre fotografo Edward Weston, le cambia la vita. Molti i suoi amori, sempre con uomini famosi legati al mondo politico. E’ tuttavia per questo Paese che Tina subisce un vero colpo di fulmine, che la affascina per la storia complessa e la politica rivoluzionaria. È il Messico di Frida Kahlo, di Diego Rivera, dei muralisti messicani; e Tina Modotti sembra nata per incarnare la voce del Messico degli anni ’20-’30.

Prima di morire, a soli 46 anni, è stata anche esule in Europa, combattente, animatrice del Soccorso Rosso Internazionale, traduttrice, e sporadicamente anche autrice di saggi, pittrice e poeta.
Tina Modotti ha avuto il privilegio di vivere in periodi storicamente significativi in otto paesi diversi, parlando cinque lingue, e inquadrando con uno sguardo lucido, sensibile ed essenziale il mondo circostante.

 

Proprio per questo motivo, per scelta del curatore, in mostra la sua biografia è lasciata volutamente in ombra, per far parlare finalmente solo la sua opera.

Con oltre 300 scatti, molti dei quali inediti in Italia, la mostra di Palazzo Roverella è forse la più completa a lei mai dedicata nel nostro Paese. Nei sobri spazi dell’allestimento, le fotografie ammaliano gli spettatori con la loro nitidezza e l’incisività. Il percorso cronologico e tematico coglie i cambiamenti di soggetto e di stile. Siamo di fronte a una fotografa con una sensibilità infallibile, perché il suo sguardo si fa di volta in volta antropologico, etnografico o politico.

Dalle prime nature morte di fiori e tessuti si passa ai ritratti degli amici.

Il Messico però è stato il solo amore di Tina Modotti che non ha ammesso scuse o ripensamenti, e che ha preteso un impegno assoluto.

Il suo sguardo acuto lo si ritrova nel ritratto delle città e nei segni del progresso: questo rende indimenticabili le inquadrature astratte e grafiche dello “Stadio” e dei “Fili del telefono”. Dei suoi reportage politici, sono diventati iconici lo scatto con la falce e il martello attorno a un sombrero, o quello della cartucciera e della falce incrociate sopra a una chitarra, oppure la distesa di sombreri durante una marcia di protesta.

Modotti coglie l’estetica pura del Paese anche nelle mani dei burattinai o nelle donne di Tehuantepec che portano in testa i pesi del quotidiano; riporta l’attenzione sul reale, esaltando la maternità povera, la semplicità dell’infanzia, la gioiosità dei bambini liberi, sporchi e ammutoliti di fronte alla macchina fotografica.

Punto nodale della sua opera è stata l’unica mostra del 1929 a lei dedicata e da lei organizzata in vita, che viene ricostruita nell’esposizione rodigina divenendone il fulcro e la cifra di valore. A completare il percorso, nelle ultime sale sono esposte le rare immagini che raccontano il suo esilio, attraverso molti Paesi europei e le varie congiunture storiche.

I suoi reportage attenti alle condizioni degli ultimi, alle battaglie di riforma ed educazione, dimostrano una forza rara e una lungimiranza sui tempi, caratteristiche che rendono le sue fotografie sorprendentemente attuali.

Tina Modotti viene ridefinita da questa mostra come inafferrabile ma presente, italiana, cosmopolita e al tempo stesso apolide per scelta e per condanna, su tutto messicana per intensità di visione e di produzione, comunista per fede e rivoluzionaria vocazione.

Una donna, una fotografa e un’artista che non può essere ridotta a femme fatale o ricordata come la compagna o l’allieva di qualcuno.

Tina Modotti è Tina Modotti.

 

TINA MODOTTI. L’opera
Fino al 28 Gennaio 2024
Rovigo, Palazzo Roverella
Mostra a cura di Riccardo Costantini