Incontri ‒ Dal pellegrinaggio a Fatima a Thiene, per amore

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Si sono conosciuti a Fatima quasi vent’anni fa, Osvaldo vedovo e Anita era separata da alcuni mesi. Lui disilluso, lei triste. Per una strana ironia della sorte avevano deciso di andare in pellegrinaggio nella stessa settimana e nel medesimo luogo.

Ricordano il loro primo incontro con il sorriso.  

«Mi me ga salvà la Madona e lu parché l’è qua?»
«Pa ela!»
«Eh… anca mi so qua pa ela, la Madona cambia la vita»
«No, non se ghemo mia capii,» sorridendo lui «mi so qua pa ela, ela che la xe deso chi davanti a mi, come se ciamea?».

Il primo pensiero di Anita fu negativo, tanto che ricorda di avere pensato che fosse un maleducato, ma si sa che le strade sono infinite e quel giorno una battuta forse fuori luogo destò in ogni caso la sua attenzione. Parlarono per alcune ore di fronte a un caffè che lui aveva proposto. Lei accettò semplicemente perché aveva un po’ di tempo libero e una chiacchiera con uno sconosciuto era proprio ciò che le serviva, soprattutto per non pensare alla sua tristezza. Una visione diversa rispetto alla religione, o meglio, Anita più devota, invece Osvaldo in crisi e alla ricerca di qualche conferma spirituale. 

Una volta di ritorno nel vicentino continuarono a frequentarsi qualche volta, con molta prudenza da parte di entrambi. Dopo circa un anno, decisero di ritornare insieme a Fatima come volontari. Un’esperienza forte a livello emotivo e l’occasione di conoscersi di più, anche perché lui di Vicenza e lei di Thiene, non lontani, certo, ma se uno dei due senza patente e l’altra con qualche problema di vista, allora sì, una ventina di chilometri possono essere tanti.
Questo è uno dei casi in cui la fede ha unito due persone non solo spiritualmente. Osvaldo decise poi di trasferirsi a Thiene a casa di Anita. Nuova vita, nuovi amici, nuove abitudini. Si è molto ricreduto rispetto a certe sue convinzioni, dice, era abbastanza convinto che non si sarebbe più innamorato. 

«Xe sta la Madona a farne incontrare!», non si capisce mai, ascoltandolo, se sia serio o ironico perché, al netto della grande fede di entrambi, Osvaldo è così, riuscirebbe a sorridere per qualsiasi cosa, un tratto caratteriale mi spiega Anita.
Lei non è da meno, tanto che lo chiama «il mio barelliere», «ti barelliere cosa pensito?» e frasi simili. Il loro impegno di volontariato che dura da anni ha inzuppato il linguaggio di espressioni che si legano alla loro fede e ai pellegrinaggi.

«Ti Morgan sito credente?»
«No Osvaldo, diria proprio de no, ma xe un fià fadiga spiegarte cosa ca penso»
«Pensare? La fede non xe pensare, go paura che no te ghe capio proprio niente!»
«Me fido de ti che te ghe capio tuto!»
«Go catà la femena dea me vita davanti a la Madona, chi xe sta pi furbo, mi o ti?».

Diciamo senza ombra di dubbio che il barelliere la sa molto più lunga di chi sta digitando al computer in questo momento.