Incontri ‒ Fiorenzo e la stazione di servizio

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Quando gli ho chiesto se potessi parlare della sua storia, non è stato ostile, ma mi ha detto «se non scrivi il mio nome, mi va bene». Perciò, Fiorenzo è un nome fittizio e questo articolo lo ha letto prima che fosse pubblicato.

Aveva da pochi mesi la patente in quel giorno maledetto. La gioia della gioventù, la leggerezza di una giovane coppia di fidanzati e una sera estiva. Avevano appena cenato in pizzeria e la decisione era recarsi in collina per stare lontani da occhi indiscreti. Una breve sosta a un distributore delle sigarette ed è iniziato l’inferno. Due bande di criminali si sono incontrate per caso nella vicinissima stazione di servizio, qualche parola di troppo e qualcuno ha aperto il fuoco. Fiorenzo, dopo lo sbigottimento iniziale, è scappato lungo una stradina e neanche un graffio; la fidanzata, invece, ebbe la peggio.
Fiorenzo poteva prendere diverse scelte, quella sera dominò il terrore e corse con quanto fiato avesse in corpo. Quando gli spari terminarono e un’auto di una banda partì sgommando, il silenzio calò. Attese una decina di minuti per poi piano piano tornare indietro, convinto che la sua fidanzata fosse semplicemente scappata nell’altra stradina. Seduta per terra, piangeva a singhiozzi travolta dal dolore e dalle emozioni. Erano bastati pochi minuti: non solo colpita di striscio da un proiettile a una gamba ma due di una banda la videro, la tirarono per un braccio dietro l’autolavaggio e la violentarono. 

Da quel giorno nella vita di Fiorenzo, oltre al senso di colpa mai risolto, ci furono per anni l’alcol e la droga, fino a quando la sua attuale compagna lo aiutò a ritrovare se stesso: un lungo e complicato percorso in una comunità prima di trovare una sua indipendenza psicologica. 

«Prima di quel terribile giorno non avevo neanche mai fumato uno spinello…»
«Pensi che sia stata la causa dei difficili anni successivi?»
«Ne ho parlato più volte con chi mi seguiva e anche se non è possibile individuare i motivi con precisione, di sicuro sono stato condizionato dal senso di colpa.»
«Quindi mi stai dicendo che avresti dovuto proteggere la tua fidanzata e non ci sei riuscito?»
«È stata una cosa più grande di me e di noi, improvvisa, che non mi ha lasciato il tempo di pensare, invece quando l’ho lasciata qualche mese dopo ero lucido nella mia indifferenza, come se avessi messo un muro dentro il mio cuore!»
«Eri ancora sconvolto e forse ti mancò il coraggio di affrontare davvero i problemi?»
«Non lo so, in ogni caso non me lo sono mai perdonato, ci convivo, diciamo così». 

Fiorenzo ha cambiato città diverse volte per poi stabilirsi nel vicentino, ha cambiato amicizie, è un operaio e nel tempo libero aiuta un’associazione che è anche un centro di ascolto per donne che stanno vivendo relazioni interpersonali di prevaricazione e violenza.

Ascoltando Fiorenzo e la compagna il mio pensiero ha cercato di fare un passo indietro. Ho tentato di andare oltre le apparenze. Non sono sicuro di esserci riuscito e ci tenevo a condividere con voi la possibilità di porsi di fronte a una storia dolorosa e complessa, lasciando a ognuno l’interpretazione.