Incontri – Guardare con occhi diversi

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Foto d'archvio (di Nikola Pešková da Pixabay)

Caterina* frequentava il mio stesso gruppo di volontariato. Una volta a settimana dedicavamo alcune ore ai bambini meno fortunati, quelli che soltanto a vederli viene il magone. Piano piano ci si abitua a sorridere quando si vorrebbe piangere, diventa un automatismo, ma il magone rimane.  Sportiva, determinata e un sorriso presente in ogni momento, anche quando Filippo*, un bimbo di una decina di anni, le diede un ceffone. Io a non più di due metri rimasi immobile, al pari del mio sguardo, del tutto impreparato ad affrontare la situazione. «Adesso ti abbraccio forte», disse lei, come se nulla fosse. Lui le diede un altro ceffone e Caterina lo abbracciò di nuovo con dolcezza. Rimasi in silenzio, osservando lo scambio di amore e rabbia.

Per fortuna Filippo si calmò. Mi ha sempre molto impressionato la sua capacità di relazionarsi ai bambini, viaggiava su un altro livello di comprensione. Una questione di essere donna? No, altre volontarie non erano così, lei spiccava tra tutte. Credo fosse un dono, qualche ingranaggio innato nella sua testa. Non sapevo nulla della sua vita e mi pareva un piano inaccessibile. Le poche volte che avevo provato a scendere nel personale, lei rimbalzava come un muro di gomma, cambiando discorso. Faceva volontariato da circa una decina di anni, sempre lì, nella stessa struttura. Una sera la vidi per puro caso in centro mentre passeggiava con un’amica. Entrambe belle e molto eleganti. Salutai, Caterina solito sorriso e si avvicinarono a me. Mi disse che stavano per andare a teatro e mi presentò la sua amica.

«Allora, ci vediamo venerdì, Morgan».
«Sì…».
«Viene anche lei questa volta, vuole iniziare la stessa esperienza».
«Mi fa piacere, sono pochi mesi che ho cominciato, ti troverai bene».
«Non vedo l’ora» replicò l’amica. Un sorriso riconoscibile fra mille e Caterina mi aveva confidato che Barbara* faceva la modella, a dire il vero, si poteva intuire. Mi sembravano due ragazze baciate dalla fortuna nella vita, belle, intelligenti, sensibili, trovavano pure il tempo per il volontariato. Per la verità a volte Barbara non c’era perché aveva di frequente la valigia pronta per recarsi a Milano o a Parigi.

Un giorno, dopo avere salutato i bambini, sul cancello d’ingresso mi fecero una proposta.
«Domani sera ci vediamo per una pizza, ti va di venire con noi?». «Eh… domani… va bene!». Confesso che fu tanto inaspettato quanto entusiasmante ricevere un simile invito. Soltanto l’idea di uscire con due ragazze così belle e felici mi diede un’allegria costante nelle ore successive. La sera dopo, durante la cena, parlammo quasi esclusivamente del volontariato. Un confronto aperto e schietto. Forse il paio di bicchieri di vino, forse l’atmosfera confidenziale fra noi, a un certo punto feci una domanda. «Scusate ragazze, ora voi dovete spiegarmi una cosa…». «Vai, spara!» disse Barbara e Caterina rivolse i palmi verso l’alto davanti a sé, in attesa delle mie parole. «Parliamoci chiaramente, siete due gnoccolone, sempre col sorriso, sensibili, in gamba, vi va tutto alla grande, dite la verità, avete firmato qualche contratto particolare e magari potete dirmi dove posso firmare?». Si guardarono un attimo e scoppiarono a ridere. «Sai dove ci siamo conosciute qualche tempo fa?» chiese Caterina. «No… ovviamente». «Che dici, glielo diciamo?». «Direi di sì» disse annuendo Barbara. Caterina si fece seria col viso: «In un gruppo di donne malate di endometriosi, sai cos’é l’endometriosi?». «A dire il vero no».

Per il resto della serata parlammo della loro malattia. Mi spiegarono le sofferenze psicologiche e fisiche che affrontavano da anni. Una patologia cronica e invalidante. Davanti a me avevo due ragazze splendide e sempre con il sorriso, certo non potevo immaginare dietro le apparenze una realtà così complessa. Da quella pizza il rapporto con loro cambiò, in meglio. Confidenziale e complice. Per l’ennesima volta avevo compreso come dietro a un sorriso potessero esserci mondi ben diversi e forse quei sorrisi erano la miglior bellezza e la più forte difesa nelle avversità della vita.

[*i nomi modificati per motivi di privacy]