Due casi di leptospirosi in pochi giorni nel Vicentino. Un 64enne e un 15enne ricoverati

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Sono stati confermati dai test diagnostici eseguiti dagli specialisti dei reparti di malattie infettive dell’ospedale San Bortolo di Vicenza e del San Bassiano due casi di leptospirosi, malattia che agli inizi del secolo scorso causava migliaia di vittime, derivante dal contatto con urine di animali infetti, roditori come i topi in particolare. Ancora ad oggi, se non trattata in tempi rapidi, l’infezione batterica può portare ad effetti mortali.

Febbre alta e altri sintomi gravi che possono arrivare a insufficienza renale, epatite e problemi polmonari sono stati riscontrati in un adolescente di 15 anni ai primi di agosto e in particolare, nei giorni scorsi, in un 64enne agricoltore, esposto al lavoro tra i campi.

Le sue condizioni non sono buone ma starebbe rispondendo bene alle terapie antibiotiche somministrate appena in tempo, mentre il ragazzo assistito nel polo medico di Bassano del Grappa è fuori pericolo. L’adulto ad oggi ancora in prognosi riservata, che risulta residente nel Comune di Camisano Vicentino, era stato ricoverato domenica scorsa in regime di urgenza in codice rosso. In nessuno dei due casi riscontrati ci sarebbero certezze assolute sulle modalità di contagio, visto l’arco di tempo ampio dell’incubazione della leptospirosi (da 4 a 20 giorni).

E’ un’infezione causata da uno degli agenti patogeni della “spirochete Leptospira”. Gli animali, sia domestici che selvatici possono infettarsi ed eliminare i microorganismi nocivi con le urine. L’infezione nell’uomo avviene per contatto diretto con urina e tessuti di animali infetti, o indirettamente attraverso il contatto con acqua o terreno contaminati, attraverso le mucose dell’occhio, del naso o della bocca, o ferite e lesioni della cute, in particolare durante le attività all’aperto quali caccia, pesca, o sport d’acqua, o in luoghi di lavoro, come malattia professionale ad esempio degli allevatori, degli operai che lavorano nei mattatoi e nelle fognature.

Per prevenirla – come si legge nel sito dell’Istituto Superiore di Sanità – si consiglia l’utilizzo di indumenti e protezioni adeguate, quali guanti, maschere ed occhiali o visiere per gli addetti ai macelli, stivali alti per chi pratica la caccia e la pesca, e l’attenzione ad evitare di nuotare in acque, soprattutto se stagnanti, che potrebbero essere contaminate.