Giornata mondiale contro l’Aids. Quasi 900 vicentini in cura al San Bortolo

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L'ingresso del San Bortolo illuminato di rosso in occasione della giornata mondiale contro l'Aids

Oggi in tutto il mondo si celebra la giornata mondiale contro l’Aids. A livello globale le persone viventi con infezione da HIV sono circa 38 milioni e dato il nuovo numero di infezioni (circa 1,5 milioni all’anno) e l’effetto delle terapie (che aumentano la sopravvivenza) il numero delle persone viventi è destinato ad aumentare. Proprio grazie ai progressi delle terapie antivirali è stato possibile un netto beneficio per i pazienti negli ultimi anni, con un aumento della durata e qualità di vita, ma ha anche un effetto di protezione dei contatti: la persona in trattamento antiretrovirale raggiunge una viremia negativa e non è più in grado di trasmettere la infezione. Diventa quindi necessario essere a conoscenza del proprio stato a riguardo dell’HIV.

Attualmente i pazienti con HIV in carico presso l’unità operativa complessa dell’Ulss 8 Berica sono 867. Si registrano circa 20 nuovi casi l’anno, prevalentemente tra i 31 e i 50 anni (ma non mancano anche i più giovani così come pazienti di oltre 60 anni). La modalità di contagio è legata, quasi sempre negli ultimi 20 anni, alla trasmissione sessuale. L’azienda sanitaria ricorda che non esistendo un vaccino efficace l’unica possibilità di prevenzione riguarda la prevenzione primaria della trasmissione sessuale (utilizzo di metodi barriera), mentre la diagnosi e il trattamento precoci sono una formidabile arma contro il virus. Il test per l’HIV è anonimo e gratuito e si può ottenere con accesso diretto presso il Day Service di Malattie Infettive, senza quindi bisogno di prenotazione o di ricetta medica.

L’accesso al test diagnostico (un semplice prelievo di sangue, possibile esecuzione anche in anonimo e gratuito) rimane essenziale per giungere una diagnosi di certezza che porta poi alla presa in carico del paziente e alla erogazione della terapia specifica: purtroppo la bassa percezione del rischio porta frequentemente a ritardi diagnostici (a livello europeo e italiano si è calcolato che un ritardo significativo riguarda fino al 50% dei pazienti) con intuibile conseguenze per il paziente (molte volte la diagnosi avviene quando sono già presenti infezioni opportunistiche) e per la possibilità di trasmissione (chi non sa di essere infetto protegge meno i suoi partners). Si è calcolato che in Italia vi siano circa 18mila persone non a conoscenza della propria infezione da HIV.