Bufera Facebook: Zuckerberg si scusa, disponibile a testimoniare davanti al Congresso

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Dopo il silenzio dei giorni scorsi, in seguito allo scandalo che ha coinvolto Facebook e Cambridge Analytica, dice la sua il Ceo Mark Zuckerberg, accusato di aver condiviso con la società i dati di 50 milioni di utenti americani per poterli influenzare in chiave elettorale. “Ho fondato Facebook e in definitiva io sono il responsabile per quello che succede sulla nostra piattaforma. Abbiamo fatto degli errori, c’è ancora molto da fare”, scrive Zuckerberg sulla sua pagina personale del social media.

Fa quindi un elenco delle prossime mosse, a partire da un’indagine approfondita su tutte le app che hanno accesso ai dati di Facebook, soprattutto su quelle operative sulla piattaforma prima del 2014. A tal proposito Zuckerberg spiega che il numero di dati personali che bisognerà dare per accedere a una app sarà ridotto al nome, alla foto e all’indirizzo email. Inoltre ci sarà la possibilità per gli utenti di controllare tutte le app che hanno sottoscritto e di revocare a ognuna di loro il permesso di usare i propri dati.

In una intervista alla Cnn Zuckerberg ha quindi chiesto scusa per quanto successo e si è detto disponibile a testimoniare davanti al Congresso americano, oltre a dirsi pronto anche all’ istituzione di nuove regole per i social network. Zuckerberg è convinto che il pericolo non sia scampato e che si voglia ancora una volta sfruttare la piattaforma di Facebook per influenzare le elezioni, e lancia l’allarme in vista del voto di metà mandato in cui gli americani rinnoveranno gran parte del Congresso. “Sono certo che c’è una seconda edizione di tutto quello che è stato lo sforzo della Russia nel 2016, ci stanno lavorando. E sono certo che ci sono nuove tattiche che dobbiamo essere sicuri di individuare e fronteggiare”.

Il Ceo di Facebook conclude tirando in ballo un ricercatore universitario di Cambridge, Aleksandr Kogan che, nel 2013, ha creato un’app per quiz di personalità. È stato installato da circa 300.000 persone che hanno condiviso i loro dati e alcuni dei dati dei loro amici.

“Nel 2015 – ha poi rivelato Zuckerberg – abbiamo appreso dai giornalisti del Guardian che Kogan, aveva condiviso i dati della sua app con Cambridge Analytica. È contro le nostre politiche che gli sviluppatori condividano dati senza il consenso delle persone, quindi abbiamo immediatamente cancellato l’applicazione di Kogan dalla nostra piattaforma, chiedendo sia a Kogan che a Cambridge Analytica di certificare formalmente di aver eliminato tutti i dati acquisiti in modo improprio. E queste certificazioni sono arrivate”.

Purtroppo “La settimana scorsa abbiamo scoperto sempre grazie al Guardian, al New York Times e Channel 4 che Cambridge Analytica potrebbe non aver cancellato i dati come invece aveva assicurato, accettando anche un controllo forense da parte di uno studio che abbiamo attivato per questo scopo”. In attesa del responso “abbiamo immediatamente vietato loro di usare i nostri servizi e collaboriamo con chi sta indagando su quanto è successo”.

“È stata una violazione del rapporto fiduciario tra Kogan, Cambridge Analytica e Facebook. Ma anche tra Facebook e le persone che condividono i loro dati con noi e si aspettano che noi li si protegga. Dobbiamo sistemare le cose”, ha concluso il Ceo di Facebook.