ClimateStrike: al via la settimana di sciopero globale per il Pianeta

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Studenti in piazza in Australia, Thailandia, Indonesia e India, per dare inizio allo “sciopero globale” suol clima, organizzato anche in vista del summit Onu sul clima di lunedì a New York. Manifestazioni e cortei sono poi in programma in 150 Paesi in tutto il mondo. Il clou è però previsto a New York, dove Greta Thunberg guiderà le manifestazioni: a oltre un milione di studenti è stata garantita la “giustificazione” dalle autorità per partecipare.

“Dal 20 al 27 settembre milioni di noi usciranno dalle aule di scuola, dai luoghi di lavoro e dalle case per unirsi nelle strade e chiedere giustizia e azioni concrete sul cambiamento climatico. Attualmente 185 Paesi hanno aderito allo sciopero, ne restano solo dieci non ancora coinvolti”, si legge sul sito di FridaysForFuture, termine coniato da Greta Thunberg nel 2018, quando decise di non frequentare la scuola fino alle elezioni in Svezia a causa delle ondate di calore anomale e degli incendi scoppiati nel suo Paese.

“Al momento si sono registrate 2350 città . Tutti gli eventi dal 20 al 27 settembre saranno considerati come un’unica iniziativa. Ci sono innumerevoli segni che questo #GlobalClimateStrikes sarà il più grande della storia, e molto più grande di quello già incredibile del 15 marzo con 2,3 milioni manifestanti in tutto il mondo”, si legge ancora sul sito. “Chiediamo una partecipazione massiccia da parte degli adulti, insieme ai giovani. Insieme chiederemo azioni urgenti e decisive per affrontare la crisi climatica e salvaguardare ciò che sostiene la vita sulla terra”. Lo sciopero avrà il suo culmine al vertice per il clima delle Nazioni Unite (Climate Action Summit 2019) a New York dal 21 al 23 settembre.

Oggi occhi puntati su New York, con la presenza della stessa Greta che poi chiuderà la settimana di sciopero sciopero a Montreal, in Canada, il 27. Stesso giorno, il 27, in cui in Italia si terranno scioperi in varie città. Sabato 21 sarà invece il World Clean Up Day, appuntamento in cui i volontari ripuliranno luoghi degradati. Nella Ue gli attivisti chiederanno simbolicamente ai governi un pagamento di 10 euro all’ora per la rimozione della spazzatura. Domenica 22 settembre sarà la Giornata senza auto (#CarFreeDay) con la manifestazione delle biciclette (#BikeStrikes).

Il 27 settembre, nuova movimentazione generale degli attivisti di Global Climate Strike che confluirà in quello che è stato battezzato il primo “Earth Strike”. Il motivo della doppia giornata di protesta (20 e 27) è dovuto in parte all’accavallarsi con altre ricorrenze nazionali – e quindi per permettere a tutti i Paesi di aderire – e in parte per avere la possibilità di mostrare una reazione a quel che si deciderà nel Palazzo di vetro il 23 settembre.

Manifestazione digitale: si può partecipare alla protesta anche semplicemente aggiungendo un banner al proprio sito, o adottando uno degli stickers Global Climate Strike alla propria foto sui social network (dettagli per il codice da utilizzare e materiale grafico è reperibile sul sito dell’organizzazione). Tante anche le indicazioni e il materiale messo a disposizione e da condividere sulle piattaforma social tra il 20 e il 27 di settembre. L’hashtag sotto cui tutto questo viaggerà su Twitter, Instagram e Facebook è, ovviamente, #ClimateStrike.

In Italia nel frattempo la situazione è ancora critica soprattutto in tema #plasticfree. Nonostante le buone intenzioni di campagne planetarie, la plastica spadroneggia ancora negli imballaggi alimentari, soprattutto per quanto riguarda i prodotti venduti dalla grande distribuzione. Secondo il “Rapporto Coop 2019-Consumi e stili di vita degli italiani”, sono 2,1 milioni le tonnellate di plastica usate per confezionare cibo ogni anno nel nostro Paese. Mentre i prodotti sfusi sono una ‘mosca bianca’ tra gli scaffali dei supermarket del Belpaese.

E sul fronte delle iniziative della politica: se il Green New Deal a parole va bene a tutti, ma prima bisogna trovare i soldi in Manovra. Il decreto legge sull’emergenza climatica, che il ministro dell’Ambiente Sergio Costa voleva far approvare in Consiglio dei ministri, come primo atto “verde” del nuovo governo, si è subito arenato sullo scoglio più prevedibile: quello delle coperture. Il decreto è stato rinviato e dovrà essere riesaminato insieme agli altri ministeri, e soprattutto al Mef.