Cop30 al via in Brasile, tra fallimenti e pessimismo e Lula la ribattezza la ‘Cop della verità’

Si apre oggi alle porte dell’Amazzonia la 30ma conferenza Onu sul clima. Data e location non sono state scelte a caso. Il summit si tiene infatti a Belém, considerata la porta dell’Amazzonia, alla vigilia dei 10 anni dagli impegni di Parigi presi il 12 dicembre 2015 e che non sono stati raggiunti.
Non a caso il presidente brasiliano Lula l’ha già ribattezzata la ‘Cop della verità’. Le premesse scritte nel vertice dei leader che ha anticipato il summit, non sono di grande ottimismo a partire dalla presa di coscienza del fallimento degli obiettivi da parte del segretario generale dell’Onu Guterres. Pessimista anche il premier britannico Keir Starmer, mentre non desta eccessivo clamore l’assenza del presidente americano Donald Trump, uscito dall’accordo di Parigi per la seconda volta in due mandati.
La Casa Bianca ha infatti confermato la posizione ostile dell’amministrazione Trump nei confronti dell’azione contro la crisi climatica che il presidente definisce un “falso”. “Gli Usa non manderanno nessun rappresentante di alto livello alla Cop30. Il presidente sta dialogando direttamente con i leader nel mondo sulle questioni energetiche, cosa che si può vedere negli storici accordi commerciali e di pace che hanno un focus significativo sulle partnership energetiche”, ha dichiarato un funzionario della Casa Bianca.
Ursula von der Leyen: “Faremo la nostra parte”. La presidente della Commissione europea assicura che i 27 Paesi europei, Italia compresa, arrivano in Brasile con un piano sul clima che conferma il taglio delle emissioni di gas serra del 90% entro il 2040. Tagli però “flessibili”, come quello dei crediti di carbonio, chiesto anche dall’Italia. Un “giusto compromesso”, sottolinea il vicepremier Tajani, che quest’anno ha sostituito Giorgia Meloni al summit: “La transizione energetica non può avere costi economici e sociali troppo alti”.
Ad aggravare il tutto, il quadro geopolitico. Il presidente brasiliano Lula punta il dito contro “la guerra in Ucraina che ha vanificato anni di sforzi”, poi lancia una delle grandi novità del vertice: il fondo per la conservazione delle foreste tropicali, sottoscritto già da più di 50 Paesi per oltre 5 miliardi.
Appello del Papa: “La Cop30 diventi segno di speranza”. In un mondo che brucia, sia per il surriscaldamento terrestre sia per i conflitti armati”, la Cop30 dovrebbe diventare “un segno di speranza, attraverso il rispetto mostrato per le opinioni altrui nello sforzo comune di ricercare un linguaggio e un consenso comuni, mettendo da parte gli interessi egoistici, tenendo presente la responsabilità reciproca e quella delle generazioni future”, ha scritto Leone XIV nella missiva, letta dal Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin.
