Hong Kong: ennesima domenica di scontri. Proteste anche in Egitto e Libano

Nuova domenica di scontri a Hong Kong tra attivisti pro-democrazia e polizia nel quartiere dello shopping della città. La tensione sta aumentando anche in vista, martedì prossimo, del 70esimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese.

Anche oggi si sono registrati violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine che hanno usato i lacrimogeni a Harcourt Road e messo in campo  le unità speciali, i cosiddetti “raptor”.

Alla stazione della metropolitana di Wan Chai centinaia di manifestanti vestiti di nero, con maschere e caschi, hanno costruito barriere con cestini dell’immondizia e canne di bambù per resistere agli assalti della polizia.

Ed è polemica sull’annuncio della Governatrice Carrie Lam dell’intenzione di guidare una delegazione di Hong Kong in missione a Pechino per la partecipazione alle attività celebrative del primo ottobre, in vista dei 70 anni della fondazione della Repubblica popolare. E’ molto probabile che la visita creerà ulteriori tensioni e critiche nel mezzo delle proteste pro-democrazia contro governo locale e di Pechino.

Intanto decine di migliaia di persone hanno manifestato oggi a Taiwan esprimendo solidarietà alle proteste pro-democrazia in corso da oltre tre mesi a Hong Kong. Ma marce al fianco della protesta di Hong Kong, in occasione della Giornata mondiale contro il totalitarismo, si sono svolte anche in Giappone e Australia.

E da Hong Kong ci spostiamo in Egitto: secondo il Centro egiziano per i diritti economici e sociali, una ong locale, nel Paese tra venerdì 20 settembre a sabato 28 a seguito di proteste di piazza,  sono state arrestate 2231 persone. Altre 1198 persone sono state interrogate, mentre non vi sono informazioni ufficiali su altri 1024.

Intanto uno dei principali attivisti della Primavera araba, Alaa Abdel Fattah, in libertà vigilata dopo aver scontato in carcere una condanna a 5 anni, è stato nuovamente arrestato questa mattina, secondo quanto riferito dalla sua famiglia.

Fattah, attivista e blogger, era stato arrestato la prima volta nel 2013 per protesta illegale ad una manifestazione contro una legge che limita il diritto di manifestare. Condannato a 5 anni di carcere, ne era uscito nel 2017, restando sottoposto a controllo giudiziario.

Timori per la sorte dell’attivista sono stati espressi sui social dai familiari e da varie organizzazioni per i diritti umani. La sorella Mona Seif via Twitter ha dichiarato: “@alaa è stato rapito dalla stazione di polizia di Dokki. Ci è stato detto che è nelle mani dei servizi di sicurezza. Non sappiamo dove si trovi, non conosciamo le accuse, non sappiamo se sta bene o se sta subendo maltrattamenti. Non sappiamo nulla se non che siamo di nuovo a dire #freeAlaa”.

Tensione anche in Libano: dove diverse centinaia di persone sono scese in piazza a Beirut per protestare contro la crisi dell’economia libanese, nettamente peggiorata nelle ultime due settimane, con la svalutazione della sua moneta per la prima volta in 22 anni.

I manifestanti hanno gridato slogan contro i leader politici libanesi, accusati di essere i responsabili di questa situazione oltre che della diffusa corruzione. e contro il governo e la diffusa corruzione.  Il debito pubblico del Libano ha raggiunto il 150% del Pil.

In Piazza dei Martiri a Beirut, è stato schierato un ingente contingente di poliziotti in tenuta anti-sommossa per contrastare i dimostranti.