Israele, esercito entra ancora una volta a Gaza. Raid Usa in Siria

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La guerra in Medio Oriente è arrivata al ventesimo giorno. Israele ha inviato truppe e carri armati nel Nord di Gaza per un breve raid “in vista delle prossime fasi del conflitto”.  Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dichiarato che mercoledì sera sono stati individuati e attaccati “numerosi terroristi, infrastrutture terroristiche e piattaforme di lancio per missili anticarro”. Israele ha anche continuato i suoi attacchi aerei e l’Idf ha anche dichiarato di aver ucciso il vice capo della direzione dell’intelligence di Hamas, Shadi Barud, in un attacco nella Striscia di Gaza, oltre a tre “alti funzionari di Hamas”.

Intanto l’esercito americano ha effettuato attacchi contro due strutture nella Siria orientale utilizzate dal Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane e dai gruppi da esso sostenuti. Lo ha detto il Pentagono, aggiungendo che il raid è in risposta a un’ondata di attacchi contro le forze statunitensi sia in Iraq che in Siria.

Gli attacchi degli Stati Uniti contro obiettivi sostenuti dall’Iran in Siria sono collegati alla guerra Israele-Gaza, ha detto ad Al Jazeera Hassan Mneimneh, un esperto di Medio Oriente e Nord Africa presso il Middle East Institute di Washington, DC, secondo cui i raid americani non possano essere considerati separati dalla guerra dello Stato ebraico in Medio Oriente.

Rappresentanti di Hamas a sorpresa si sono recati in visita a Mosca. I colloqui tra la delegazione di Hamas, guidata dal suo leader politico Mousa Abu Marzuk e il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov, si sono concentrati sulla questione degli ostaggi.

Intanto il Consiglio europeo esprime la “più grave preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza e chiede un accesso umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli, per raggiungere tutti coloro che ne hanno bisogno attraverso tutte le misure necessarie, inclusi corridoi umanitari e pause per esigenze umanitarie”. Dopo oltre cinque ore di discussione, i leader dei Paesi membri dell’Ue riuniti a Bruxelles nel Consiglio europeo hanno concordato su una formulazione che mette d’accordo tutti e che ricalca in parte il ‘wording’ usato già lunedì scorso dal ministro degli Esteri Antonio Tajani a Lussemburgo (“pause” e non “pausa”).