Papa Francesco a Budapest, messaggi contro le guerre e i nazionalismi

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Seconda giornata in Ungheria, a Budapest, per Papa Francesco pronto ad affrontare un’agenda fitta di impegni. Nel corso della mattinata del 29 aprile, il Pontefice ha eseguito una visita privata ai bambini bisognosi di cure dell’istituto “Beato Laszlo Batthyany-Strattmann”. Si tratta, in particolare, di piccoli ipovedenti e disabili per i quali il Papa ha pregato con compassione. A seguire incontro con diversi poveri e rifugiati, molti dei quali fuggiti dall’Ucraina. Un passaggio che porta Bergoglio verso la comunità greco-cattolica nella piccola Chiesa di rito greco “Protezione della Madre di Dio”.

Il Papa contro l’aborto. Anche il pomeriggio sarà piuttosto impegnativo per Francesco, con l’incontro con i giovani al “Papp Laszlo Budapest Sportarena” e quello privato con i membri della Compagnia di Gesù nella Nunziatura Apostolica, dove alloggia in questo soggiorno nella capitale magiara. Ieri, intanto, Bergoglio si è scagliato contro le “colonizzazioni ideologiche” parlando di aborto come “tragica sconfitta”, fino alle parole sull’utero in affitto. Nel suo discorso alle autorità e alla società civile ungheresi, ha puntato il dito contro “la via nefasta delle ‘colonizzazioni ideologiche’, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, che appunto elimina le differenze o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato ‘diritto all’aborto’, che è sempre una tragica sconfitta”.

Un messaggio contro la guerra. Altro tema toccato da Papa Francesco è stato quello delle guerre in corso in Ucraina e Sudan. “La passione per la politica comunitaria e per la multilateralità sembra un bel ricordo del passato: pare di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra” ha detto, aggiungendo che sembra essersi disgregato negli animi l’entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi e si esasperano giudizi e toni nei confronti degli altri”.